Steve Jobs: Apple aperta ad un mondo senza DRM, non servono

Steve Jobs: Apple aperta ad un mondo senza DRM, non servono


“Immagino un mondo senza DRM (…) i sistemi attuali non funzionano e potrebbero non funzionare mai”. Una dichiarazione che farà discutere, perché arriva direttamente da Steve Jobs, il CEO di Apple, cioè la società che vende più musica in assoluto con sistemi DRM. Attraverso una lettera aperta su Apple.com Jobs accusa le case discografiche di costringerlo ad usare questi sistemi, considerando questo un approccio miope.

Per questo chiede ai governi e alle associazioni dei consumatori europee (che recentemente hanno intimato ad Apple di aprire FairPlay alla concorrenza) di non far pressione sulla sua azienda, ma direttamente sulle etichette. Visto che, dopotutto, due etichette e mezza, delle grandi quattro, risiedono proprio nel Vecchio Continente. Ecco il testo integrale di questa lunga lettera, tradotto in italiano. Parole da leggere, perché certamente scateneranno un grande dibattito, e mi sembra cosa buona e giusta…

“Con il sorprendente successo globale dell’iPod di Apple, e dello store musicale iTunes, alcuni soggetti hanno chiesto ad Apple di aprire i suoi sistemi DRM, usati per proteggere la musica dalla pirateria, in modo tale da rendere la musica acquistata su iTunes ascoltabile anche su dispositivi di marche differenti, e anche per far sì che la musica acquistata su altri store possa funzionare sugli iPod. Esaminiamo la situazione attuale e il come ci siamo arrivati, e quindi analizziamo tre possibili alternative per il futuro.

Per iniziare, è utile ricordare che tutti gli iPod sono in grado di suonare musica senza DRM e codificata in formati “aperti” licenziabili come l’mp3 e l’aac. I possessori di iPod possono acquisire la loro musica da diverse sorgenti, inclusi i loro Cd. La musica sui Cd può essere facilmente importata nel jukebox gratuito iTunes che funziona sia sui Mac sia sui Pc, e viene automaticamente codificata in AAC o Mp3 senza DRM. Questa musica può essere suonata sugli iPod e su altri lettori musicali compatibili con questi formati.

I dubbi arrivano con la musica venduta da Apple su iTunes Store. Poiché Apple non è proprietaria e non ha controllo della musica, deve ottenere i diritti di distribuzione da altri, principalmente i quattro grandi delle etichette discografiche: Universal, Sony BMG, Warner ed EMI. Queste quattro compagnie controllano il 70% della musica mondiale. Quando Apple contattò queste compagnie per ottenere il permesso di distribuire legalmente musica su internet, queste si rivelarono molto caute e chiesero ad Apple di proteggere la loro musica dalla copia illegale. La soluzione consisteva nel creare un sistema DRM, che racchiudesse ogni singolo brano acquistato su iTunes Store in un software segreto e speciale, in modo tale che il brano non potesse essere suonato su dispositivi non autorizzati.

Apple fu in grado di negoziare diritti di utilizzo molto aperti per l’epoca, che includono la possibilità per gli utenti di suonare la musica protetta da DRM su cinque computer e su un numero illimitato di iPod. Ottenendo questo diritti dalle etichette è stato un risultato ineguagliato per l’epoca, e anche oggi non è stato raggiunto dalla maggior parte di altri servizi di download digitale. In ogni caso, una clausola chiave del nostro accordo prevede che se il sistema DRM venisse compromesso, e la musica divenisse ascoltabile su altri device, sia nostro compito sistemare il problema in un numero limitato di settimane, o queste aziende potranno ritirare il loro intero catalogo dall’iTunes Store.

Per prevenire le copie illegali, i sistemi DRM devono permettere solo ai dispositivi autorizzati di suonare musica protetta. Se una copia di un brano protetto da DRM venisse pubblicata su internet, non dovrebbe essere possibile ascoltarla sul computer di chi la scarica. Per ottenere ciò, i sistemi DRM comportano segreti. Non c’è modo di proteggere dei contenuti se non tenendo dei segreti. In altre parole, anche se un soggetto utilizzasse il più sofisticato sistema di crittografia per proteggere la musica, sarebbe comunque necessario nascondere le chiavi in grado di sbloccare la musica sul computer di chi l’ha acquistata, o sul suo dispositivo di riproduzione. Nessuno ha mai realizzato un sistema DRM che non dipenda da questi segreti, per funzionare.

Il problema, ovviamente, è che ci sono molte persone abili nel mondo, alcune con molto tempo a disposizione, che amano scoprire questi segreti e pubblicare sistemi che consentano a tutti di ottenere musica gratuita (e rubata). Loro hanno spesso successo nel far questo, per questo una compagnia che tenta di proteggere del materiale digitale con i DRM deve frequentemente aggiornare il sistema, con uno più complesso da scoprire. Si tratta del gioco del gatto con il topo. Il sistema DRM di Apple si chiama FairPlay. Anche se abbiamo avuto dei problemi con FairPlay, siamo sempre riusciti a sistemarli aggiornando il software di iTune Store, del jukebox iTunes e degli iPod stessi. Fino ad ora abbiamo onorato i nostri impegni con le etichette per la produzione della musica, assicurando agli utenti il sistema con diritti d’utilizzo più liberali nell’industria del download musicale.

Partendo da questo presupposto, esploriamo tre alternative per il futuro.

La prima alternativa consiste nel continuare così, con ogni produttore in competizione libera con il suo ecosistema fatto di vendita, riproduzione e protezione della musica. Questo è un mercato molto competitivo, con le principali compagnie mondiali impegnate in grandi investimenti per nuovi riproduttori e negozi di musica online. Apple, Microsoft e Sony competono tutte con sistemi proprietari. La musica acquistata sullo Zune Store di Microsoft funzionerà solo sugli Zune. La musica acquistata da Sony Connect Store funzionerà solo sui dispositivi di Sony; e la musica acquistata dall’iTunes Store di Apple suonerà solo sugli iPod. Questo è lo stato corrente dell’industria, e i clienti sono ben serviti, con un flusso continuo di nuovi prodotti ed un ampio ventaglio di scelte.

Alcuni hanno suggerito che quando un utente acquista una libreria musicale da un negozio proprietario, questo sarebbe per sempre legato ai dispositivi di quella compagnia. O, se comprano un lettore specifico, saranno obbligati ad acquistare musica esclusivamente dallo store di quella compagnia. Ciò è vero? Proviamo ad analizzare i dati in nostro possesso su iPod e iTunes Store – sono i prodotti più popolari dell’industria, e abbiamo dati accurati in loro merito. Alla fine del 2006 gli utenti hanno acquistato un totale di 90 milioni di iPod, e 2 miliardi di brani da iTunes Store. In media, si tratta di 22 brani acquistati da iTunes Store per ogni iPod venduto.

Ad oggi l’iPod più popolare contiene 1000 brani, e la ricerca ci dice che la maggior parte degli iPod è usata in tutta la loro capacità. Questo significa che solo 22 di quei 1000 brani, o meno del 3% della musica su un iPod standard, è acquistata su iTunes Store e protetta da DRM. Il rimanente 97% della musica è in formato aperto, ed ascoltabile su qualsiasi altro dispositivo. Risulta difficile credere che solo il 3% di musica per ogni iPod sia un numero abbastanza grande da vincolare gli utenti a comprare esclusivamente iPod in futuro. E visto che il 97% della musica su un iPod non è stata acquistata su iTunes, gli utenti iPod non sono evidentemente vincolati ad iTunes Store per reperire la propria musica.

La seconda alternativa sarebbe quella che vedrebbe Apple licenziataria della sua tecnologia Fairplay ai competitor attuali e futuri, allo scopo di ottenere interoperabilità tra player di marche differenti e music store. A prima vista, questa sembra una buona idea perchè potrebbe offrire agli utenti una scelta superiore oggi e in futuro. Ed Apple potrebbe trarre profitto da una piccola quota ottenuta dalla licenza del suo DRM. Tuttavia, se guardiamo le cose più a fondo, emergono dei problemi. Il problema più serio nel licenziare i DRM consiste nello svelare alcuni segreti a molte persone in molte compagnie, e la storia ci insegna che inevitabilmente questi segreti saranno svelati. Internet ha reso queste fughe di notizie molto più dannose, visto che ogni cosa può essere divulgata al mondo in meno di un minuto. Queste fughe di notizie possono sfociare rapidamente in programmi software scaricabili gratuitamente su internet e in grado di aprire la protezione DRM, così le canzoni precedentemente protette saranno ascoltate liberamente su dispositivi non autorizzati.

Un problema ugualmente serio consiste nella tempistica necessaria a risolvere questo problema. Una soluzione efficace richiederà probabilmente un aggiornamento dei software del music store, del jukebox software e dei riproduttori con nuove chiavi segrete, e quindi il trasferimento di questi software a decine (o centinaia) di milioni di Mac, Pc Windows e dispositivi già in uso. Questo deve essere realizzato velocemente ed in modo coordinato. Ciò è già difficile quando una sola compagnia controlla tutti i pezzi. Risulta praticamente impossibile se diverse compagnie gestiscono pezzi separati del puzzle, e tutti questi devono agire in concerto per riparare il danno.

Apple ha concluso che licenziando FairPlay ad altri soggetti, non sarà più in grado di garantire la protezione della musica ai grandi quattro. Probabilmente questa stessa conclusione ha contribuito alla recente decisione di Microsoft di sostituire la sua enfasi su un modello “aperto” di licenza del suo DRM ad altre compagnie a favore di un modello “chiuso”, con un suo store proprietario, un jukebox proprietario e un dispositivo proprietario.

La terza alternativa consiste nell’abolire interamente i DRM. Immaginate un mondo in cui ogni music store vende musica libera da DRM, in formati aperti. In un mondo del genere, ogni dispositivo potrà suonare la musica acquistata su qualunque store, ed ogni store potrà vendere musica ascoltabile su tutti i dispositivi. Questa ovviamente è la migliore alternativa per gli utenti, ed Apple la abbraccerebbe molto volentieri. Se le quattro grandi compagnie decidessero di licenziare la musica ad Apple senza richiedere DRM, decideremmo subito di vendere musica libera su iTunes. Questa musica sarebbe compatibile da subito con tutti gli iPod.

Perchè dovrebbero i grandi quattro permettere ad Apple e ad altri di distribuire musica senza DRM? La risposta più semplice è che i DRM non sono mai funzionati, e potrebbero non funzionare mai, nella lotta alla pirateria. Mentre le quattro grandi etichette continuano a pretendere che la loro musica venga venduta online con i DRM, loro stesse continuano a vendere miliardi di Cd all’anno contenenti musica non protetta. Proprio così! Nessun sistema DRM è stato mai sviluppato per i Cd, così tutta la musica contenuta nei cd può essere facilmente caricata su internet, e quindi (illegalmente) scaricata e suonata su ogni computer e dispositivo.

Nel 2006 sono stati venduti meno di 2 miliardi di brani protetti dai negozi online, mentre più di 20 miliardi di brani sono stati venduti completamente senza DRM e sprotetti attraverso cd distribuiti dalle stesse etichette. Le etichette vendono la grandissima maggioranza della loro musica senza DRM, e non sembrano intenzionate a cambiare questo comportamento, visto che la grande maggioranza dei loro introiti dipende proprio dalla vendida di Cd che devono essere ascoltati su lettori Cd che non supportano sistemi DRM.

Quindi se le compagnie musicali stanno vendendo più del 90% della loro musica senza DRM, quali benefici dovrebbero trarre dalla rimanente piccola percentuale di musica bloccata dai sistemi DRM? Sembra nessuno. Se non che lo sforzo tecnico richiesto nella creazione, sviluppo ed aggiornamento dei sistemi DRM ha limitato il numero degli attori in grado di vendere musica protetta. Se questi vincoli venissero rimossi, l’industria musicale potrebbe trarre giovamento dall’ingresso di nuove compagnie volenterose di creare nuovi store innovativi e nuovi dispositivi. Questo potrebbe essere visto in modo solamente positivo dalle etichette.

Molta della preoccupazione intorno ai sistemi DRM si è sviluppata in Europa. Probabilmente chi è scontento della situazione attuale dovrebbe impiegare le proprie energie nel convincere le etichette discografiche a vendere musica libera dai sistemi DRM. Per gli europei, due compagnie e mezzo, di queste quattro, risiedono proprio nel loro territorio. La più grande, Universal, è posseduta per il 100% da Vivendi, una compagnia Francese. EMI è britannica e Sony BMG è per il 50% proprietà di Bertelsmann, un compagnia tedesca. Convincere loro a licenziare musica senza DRM ad Apple creerà un mercato della musica realmente interoperabile. Ed Apple lo abbraccerà a cuore aperto”.

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