Come previsto la lunga lettera di Steve Jobs contro il sistema DRM ha avuto effetti, sulla stampa nazionale e internazionale. Mercoledì pomeriggio sono apparse sui siti di Repubblica e La Stampa due opinioni autorevoli. Su Repubblica scrive Ernesto Assante, che pur non dicendo nulla di nuovo conferisce un’ulteriore dignità alle potenzialità economiche di un mercato senza DRM.
Più stuzzicante e provocatorio, a mio modo di vedere, l’opinione di Luca Castelli sul suo blog ospitato da La Stampa. In sostanza Castelli si chiede perché la lettera di Jobs è arrivata proprio ora, quando i sistemi DRM sono già in crisi (cosa che tuttavia a suo tempo ho messo in dubbio) e le cose per Apple in Europa si mettono male. Una coincidenza sospetta, forse. Ma Castelli mi mette la pulce nell’orecchio cercando un collegamento con l’accordo Apple Inc. e Apple Corps. firmato poche ore prima…
…prima di tale accordo, infatti, Apple doveva sottostare ad un patto con la casa discografica dei Beatles, che le vietava di distribuire registrazioni caricate direttamente su supporti fisici, come iPod. Se ci pensate, al lancio di iPod Video U2 i video esclusivi non erano caricati direttamente su iPod, ma dovevano essere acquistati sullo store con un coupon promozionale. L’idea di Leander Kahney di Wired, al quale rimanda Castelli, è che Apple possa iniziare a vendere iPod speciali con cataloghi precaricati. Questo nuovo settore di sviluppo potrebbe certamente essere indagato più semplicemente attraverso brani distribuibili senza DRM. Un’interpretazione fantasiosa, ma forse un legame tra l’accordo Apple-Apple e questa lettera deve essere realmente ricercato.
Parlando di blog, invece, devo assolutamente segnalarvi l’ottimo lavoro di VisionBlog, che ha contattato Enzo Mazza, presidente di Fimi (Federazione Industria Musicale Italiana). Come prevedibile la sua opinione è fortemente critica nei confronti della lettera sulla musica: “Steve Jobs omette il fatto che le case discografiche non hanno mai chiesto che i Drm fossero chiusi (…) anzi, noi abbiamo più volte esplicitamente richiesto che i Drm fossero interoperabili, e quindi che venissero rese pubbliche le specifiche tecniche per permettere a tutti di abilitare i loro lettori musicali al formato Apple o Microsoft”.
A questo punto non è chiaro se il passaggio in cui Jobs ipotizza di licenziare FairPlay, (sostenendo però che è ben difficile mantenere sicuro un sistema in cui store, jukebox o lettori non sono integrati), sia noto a Mazza. Oppure non lo ritiene credibile. In effetti questo è il punto più criticato del discorso di Jobs, e proprio sulla condivisione di un DRM tra piattaforma stanno facendo leva in questi giorni le associazioni dei consumatori. In merito vi linko, per chi non l’avesse ancora letto, l’esposto di Altroconsumo.
Passiamo ora ai commenti internazionali. A sorpresa il direttore del marketing di Microsoft Zune ha criticato apertamente la lettera di Jobs: “Si è trattato di un comportamento irresponsabile o almeno ingenuo. Si comporta come se fosse sulla cima di una montagna, mentre noi siamo qui sulla terra lavorando con l’industria per far funzionare le cose”. Dico a sorpresa perché in fondo, tempo fa, Bill Gates aveva esternato un’opinione piuttosto simile a quella di Jobs: “Ci sono forti problemi con i DRM, e ci servono modelli più flessibili, come la possibilità di acquistare “un artista per la vita”.
Infine, mi sembra decisamente propositivo e provocatorio il post di DVD Jon. Lo ricordate? Sì proprio lui è autore della rottura di FairPlay, il “ragazzo sveglio con molto tempo libero” al quale si riferiva il Ceo nella sua lettera. In sostanza DVD Jon si chiede: “Non puoi togliere i DRM per colpa delle major? Bene, inizia a proporre la possibilità di vendere musica libera agli artisti indipendenti”. E questa mi sembra un’ottima idea: tecnologicamente non credo sia complesso per Apple gestire contemporaneamente brani sprotetti e protetti, e questo modello ibrido potrebbe essere usato certamente come “test” per verificare se le intuizioni di Jobs sono giuste. In tutto questo parlare, mi sembra un’idea sensata, per passare ai fatti.