La riservatezza sui nuovi prodotti è sempre stata una caratteristica peculiare della Apple di Steve Jobs. Il cofondatore di Apple spendeva tempo e risorse per arrivare al giorno del keynote con un circo mediatico globale a coprire l’evento e senza che nessuna sorpresa fosse svelata in anticipo.
Negli anni si è arrivati a lanciare perfino false piste interne alla società per fermare le fughe di notizie. Un ingegnere ha dovuto addirittura dimenticare in un bar un prototipo -camuffato, tra l’altro- per far sì che il mondo conoscesse in anteprima il design dell’iPhone 4.
A conferma di quanto fosse leggendaria la segretezza Apple, negli store interni al campus di Cupertino si vendono tuttora t-shirt con su scritto: “Ho visitato il campus della Apple ma questo è tutto quello che sono autorizzato a dire”.
Quei tempi sembrano essere passati. Se avete seguito il live blogging dell’evento di ieri, vi sarete accorti che è stato un continuo confermare le indiscrezioni susseguitesi negli ultimi mesi.
Era stato svelato il design dell’iPhone 5, perfino con fotografie di esemplari completamente assemblati. Conoscevamo già le caratteristiche del nuovo connettore Lightning e le sue caratteristiche tecniche. E nemmeno i nuovi auricolari Earpods erano sfuggiti al lancio anticipato.
Una fuga di notizie di simili proporzioni non ha precedenti nella storia di Apple e stride fortemente con le dichiarazioni di Tim Cook che, a maggio, prometteva di “raddoppiare la segretezza sui prodotti”.
Oltre ad aver provocato un calo dell’hype che normalmente segue un keynote, quest’insieme di falle incontrollate potrebbe portare anche grane legali in quel di Cupertino (c’è già chi promette di fare causa a Apple dopo aver prodotto un telefono dal design identico a quello delle indiscrezioni su iPhone 5), per non parlare poi dei vantaggi che potrebbe avere la concorrenza.
È chiaro che Apple dovrà cercare di reagire a partire dal lancio dell’iPad mini, di cui già conosciamo forma e dimensioni. Probabilmente Tim Cook è già al lavoro per trovare il modo di chiudere i rubinetti e di tornare ai tempi in cui il massimo che si poteva desiderare era una foto sfocata il giorno stesso del keynote.
Il mio personale parere, però, è che si sta facendo sentire la mancanza di quelle che sono state definite “manie ossessive” di Steve Jobs sulla segretezza. È vero: forse portavano a soluzioni drastiche ma almeno funzionavano!