Sfogliando il lungo articolo di Businessweek sulla vita di Steve Jobs, scopriamo che il lancio frettoloso delle mappe Apple con iOS 6 è il frutto delle pressioni fatte dallo storico iCEO, ossessionato com’era dall’idea che Google avesse copiato l’iPhone.
Fosse stato per Jobs, di Google non sarebbe rimasta alcuna traccia, almeno per quanto concerne i prodotti mobili. L’idea di fondo era infatti quella di ridurre -se non cancellare del tutto- la presenza del competitor su iOS:
Gli insider del mondo Apple affermano che, a dare inizio al progetto di mappe, sia stato Jobs stesso; ha creato un team segreto al terzo piano del secondo palazzo nel Campus Apple per rimpiazzare Google Maps su iPhone, e vi ha posto Forstall a capo. In punto di morte, Jobs era arrivato a detestare Google: sentiva che stavano attingendo a piene mani dall’iPhone senza tuttavia preoccuparsi di creare una versione di Google Maps per iOS che consentisse la navigazione vocale turn-by-turn [come avviene invece su Android, n.d.A.].
Altro che “tutta scena,” come sostiene Larry Page. Avesse potuto, Jobs avrebbe perfino epurato Google come motore di ricerca:
Jobs discuteva anche della possibilità di rimuovere la ricerca di Google dall’iPhone, ma ha compreso che i clienti avrebbero rifiutato una mossa simile, raccontano due ex dirigenti Apple.
Ecco quindi spiegato il vecchio rumor di inizio 2010, in cui si vociferava di un possibile accordo tra Apple e Microsoft che tagliasse la gambe a Google. Al tempo si diceva che “data l’importanza della ricerca e del mobile advertising, Apple non poteva certo dare in outsourcing il futuro;” e invece, ha dovuto cedere a causa del peso specifico di Google. Nel frattempo però ha limitato un po’ i danni offrendo su iOS Yahoo o Bing come motori di ricerca alternativi; e con iOS 6, infine, è arrivato anche il supporto a Baidu, estremamente famoso in Cina. Alle volte, anche un tipo fumino come Jobs era costretto a mediare.