Ancora polemiche su Foxconn. La società partner di Cupertino per la produzione di iPhone e iPad è ora di nuovo sotto i riflettori dei media per la presenza di lavoratori minorenni nei propri impianti. E a poco sono servite le scuse ufficiali.
La bomba è deflagrata martedì scorso, quando la stessa Foxconn Technology Group ha ammesso di aver scovato studenti di 14 anni -quindi al di sotto dell’età legale di 16 per lavorare- impiegati nelle proprie catene di montaggio. In una recente dichiarazione, la società ha annunciato di averli già rispediti alle rispettive scuole di appartenenza, omettendo tuttavia di indicarne il numero esatto. Sappiamo soltanto che il “tirocinio,” come lo chiamano in Cina, è durato tre settimane.
A dire del portavoce della società, Foxconn avrebbe chiesto formalmente scusa ad ognuno dei minori coinvolti, promettendo una stretta sulla faccenda
“Non abbiamo scovato alcuna ulteriore prova di simili violazioni in nessuno dei nostri campus in Cina, ma non esiteremo a prendere immediati provvedimenti in qualunque campus se dovessimo acclarare altre violazioni.”
Sarà, però intanto ogni anno 1,2 milioni di studenti vengono regolarmente privati delle vacanze estive per finire nel tritacarne d’un tirocinio in catena d’assemblaggio, con turni massacranti, in contrasto alle leggi nazionali sul praticantato, e soprattutto contro la propria volontà. Uno stato di cose che non giunge del tutto inaspettato, visto che soltanto lo scorso febbraio Foxconn era stata accusato di aver nascosto lavoratori minorenni poco prima delle ispezioni della Fair Labor Association.
I tirocini presso Foxconn durano dai 3 ai 6 mesi, e costituiscono attualmente il 2,7% della forza lavoro totale in Cina, contro il 5,7% del 2001. Non sorprende quindi che si torni a parlare di sfruttamento del lavoro giovanile e minorile: è pur sempre un modo spiccio per ottenere braccia abili e a basso costo per sopperire rapidamente ai picchi produttivi.
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