È da 6 anni che Apple ha abbandonato l’architettura PowerPC nei Mac in favore di quella Intel, ed è almeno da un paio -cioè grossomodo dall’acquisizione di P.A. Semi ed Intrinsity– che si discute della possibilità di un nuovo salto verso ARM. E tra le ragioni di una simile scelta non c’è in ballo soltanto la maggiore efficienza energetica o le possibilità di personalizzazione dei chip: è proprio che una CPU ARM costa molto meno dell’omologa Intel.
Di recente dicevamo che il passaggio dei Mac ad ARM sarà inevitabile, anche perché i computer Apple costituiscono appena il 14-18% del fatturato di Cupertino, contro il 45-40% derivanti dall’iPhone e il 20-25% degli iPad. Se non altro, quindi, si tratterebbe d’una ottimizzazione della gamma di prodotto.
Il discorso che fa Nathan Brookwood di Insight 64, invece, è un po’ diverso e riguarda il modello di business. Quando Apple acquista da Intel un processore (e c’è da scommettere che strappi pure prezzi invidiabili), sta pagando non soltanto la produzione in sé ma anche la proprietà intellettuale di un processore x86, definita da qualcuno “Intel tax”. Coi chip ARM, invece, non c’è nessuna tassa occulta:
Quando hanno progettato i propri chip, dovevano pagare ad ARM una licenza di diversi milioni di dollari per l’architettura, più probabilmente un’inezia in termini di royalties per ogni chip sfornato. Poiché in pratica la proprietà intellettuale dell’implementazione di Apple appartiene ad Apple stessa, c’è una variabile di costi estremamente più bassa associata ai chip ARM rispetto a quelli x86.
Senza contare che, avendo maggiore potere decisionale sull’architettura, Cupertino può anche scegliersi il motore grafico che preferisce; potrebbe optare per una Intel HD, ma anche -ad esempio- per tecnologie a basso consumo di Imagination Technology. Non stiamo facendo un discorso di potenza, ma soprattutto di flessibilità, che nel mondo x86 non esiste:
Becchi quello che Intel o AMD ti passano. A modo loro. Nel mondo ARM, invece, si fa alla maniera tua.
Ovviamente, non tutti possono permettersi un simile lusso, anche perché i costi di Ricerca e Sviluppo sono tutt’altro che marginali. Ma con milioni di iPhone, iPad e lettori multimediali, tali costi risultano più che giustificati: se poi ARM contagiasse anche il Mac, per la mela sarebbe tutto di guadagnato. Ecco perché lo switch è inevitabile; a meno che Intel, terrorizzata dalla prospettiva, non inizi ad affittare ad Apple i propri impianti per creare chip progettati direttamente a Cupertino. Ma questa è un’altra storia.