Leopard: cronaca di una installazione notturna

Leopard: cronaca di una installazione notturna


Una confezione traslucida con una “X” sopra, un calcolatore con una mela sopra, un disco con scritto sopra “Backup Tiger”, il silenzio di una casa avvolta dal sonno.

Non so perchè, ma le installazioni dei nuovi OS mi capitano sempre a notte fonda: sarà la luna…
Vediamo come è andata.

Disco di installazione inserito, doppio click sull’icona dell’installer. Il Mac si riavvia: bye bye Tiger!
Il caricamento del disco prende un paio di minuti, poi cominciano ad apparire le prime opzioni per configurare la propria installazione di Mac OS X. Alcune cose sono state riposizionate rispetto al passato, altre aggiunte, come la possibilità di ripristinare il sistema da un backup effettuato con Time Machine.

Di default, l’installer propone la copiatura di 6,5Gb di materiale, che si riducono a 3,5Gb deselezionando i driver per le stampanti che non si utlizzando (tutti tranne Brother e Gutenprint, in questo caso).
Avviando l’installazione, non si può non notare una minore precisione della barra di avanzamento (che cambia la stima del tempo rimanente con una certa facilità) e il minor numero di informazioni che l’installer fornisce all’utente circa cosa sta eseguendo in quel momento.
In circa un’ora la copia dei contenuti è completata: un riavvio ed è fatta.

Il primo riavvio prende un tempo considerevole, il cursore ruota iridato più volte, ma poi appare la nuova scrivania di Leopard. L’impostazione assistita è ora meno intrusiva rispetto al passato, e ancora più minimalista. Se si è abbonati a .Mac basta inserire i dati del proprio account e l’assistente si occuperà autonomamente della compilazione dei dati necessari.
Mac OS X 10.5 Leopard è pronto.

E’ evidente come gli ingegneri di Apple abbiano lavorato per rendere l’esperienza dell’installazione ancora più in-traumatica, o proprio, come dicono gli anglosassoni, dumb-proof.

Come abbiamo già detto, l’installer è decisamente avaro di informazioni e non viene fatta menzione alcuna di una eventuale ottimizzazione eseguita alla fine del processo, come avveniva in passato; il sospetto che questa ottimizzazione non venga eseguita affatto sembra essere confermato dal comportamento del sistema che, al primo avvio, appare un poco “indolenzito”. Sensazione che svanisce dopo una ottimizzazione manuale da terminale.

Detto questo, merita menzione il fatto che gli utenti di lungo corso avranno bisogno di qualche minuto per orientarsi nel nuovo sistema, non tanto per le nuove funzionalità, quanto per il cambiamento della grafica di molte icone: occorrerà abituarsi a collegare vecchie funzioni a nuovi simboli. L’organizzazione delle preferenze appare, tuttavia, più organica rispetto al passato, grazie al raggruppamento di funzioni più coerente.

Dal punto di vista grafico si apprezza molto la tanto vituperata nuova consistenza, grazie alla quale tutte le applicazioni hanno ora un aspetto simile (ricordano un po’ tutte iTunes) e anche il nuovo Dock, che tanto ci ha lasciato perplessi, ma che in realtà non è così diverso rispetto al passato: se ne apprezzano molto, anzi, le nuove funzioni, come la cartella Download e la funzione “stacks”.

Queste sono solo le considerazioni preliminari, avremo tempo, nei prossimi giorni, di esplorare in maniera più approfondita le novità del nuovo sistema operativo Apple.

Stay tuned!

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