Unb articolo del New York Times racconta che le condizioni di lavoro presso gli impianti della Foxconn e degli altri partner Apple stanno lentamente migliorando, soprattutto per merito della pressione esercitata dai media e dall’opinione pubblica. Ma di strada da fare, conclude, ce n’è ancora tanta.
Sugli abusi nelle catene di montaggio cinesi e anche sudamericane abbiamo parlato in diverse occasioni. In generale, tanta attenzione ha aumentato la soglia di sensibilità della gente e ingenerato una sorta di percorso virtuoso che sta faticosamente portando a qualche risultato. “I giorni della globalizzazione facile sono finiti” ha confessato un anonimo dirigente Apple al Times; “sappiamo che è tempo di entrare nel fango.”
E così, sono diminuite le oro di lavoro e di strordinario obbligatorio, e sono lievemente aumentate le paghe; i controlli ora sono più densi e frequenti, e in generale la forza lavoro non viene più vista come un “rompicapo da ingegneri” ma gestita con un approccio “più caotico e umano.” Ma se davvero volesse, Apple potrebbe chiedere e ottenere molto di più:
Apple non ha ancora abbracciato le opportunità di leadership di alto profilo che stanno cambiando le altre industrie. Nike, per esempio, intrattiene meeting pubblici coi leader sindacali, dei diritti umani, ambientali e business per discutere sulle modalità per migliorare le fabbriche oltreoceano. Gap Inc, retailer nel settore abbigliamento, invita le organizzazione a criticare le sue politiche di acquisto e a pubblicare i risultati. Patagonia condivide le stime sulle fabbriche coi competitor, ed è tra i promotori di un sistema centralizzato di verifica delle condizioni di lavoro condiviso tra tutte le società. “Questo è lo standard che Apple dovrà rincorrere” ha affermato un ex dirigente Apple. “È così che un leader trasforma l’industria.”
Ovviamente non è un processo semplice, né repentino. Alcuni operati, ad esempio, sono rimasti scontenti del taglio delle ore di lavoro (problema che si poteva risolvere aumentando degnamente le paghe) e c’è attualmente una diatriba tra Apple e Foxconn su chi si debba accollare questi nuovi costi. La strada è lunga, ma i “cambiamenti sono ineluttabili;” e prima questo avviene, meglio sarà per tutti.
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