In generale nella blogosfera, sui media specializzati e perfino sulla stampa generalista si sta facendo sempre più strada l’idea che Apple sia in serie difficoltà. Calano le richieste di iPhone e iPad, e in generale la società sembra incapace di creare wow-effect e attesa come un tempo; ma come in tutte le cose, ci vuole un po’ di senno e soprattutto di pazienza.
Sharp sta producendo meno schermi del previsto, forse a causa della contrazione della domanda, le azioni Apple crollano sotto i 500$, e la concorrenza sta rafforzandosi ogni giorno che passa. L’impressione insomma è che Cupertino inizi a perdere qualche colpo, e ad appena poco più di un anno di distanza dalla scomparsa di Steve Jobs. Ci sono almeno sei macro-ragioni che giustificano questo comune sentire:
- Effetto Boom: ogni volta che Apple lancia un nuovo prodotto, siamo abituato al clamore mediatico, alle code davanti ai negozi, e a numeri -consegne, vendite delle prime 24 ore, primo milione di dispositivi etc.- da capogiro. Ora, invece, siamo semplicemente a cavallo tra il vecchio iPhone 5 e il venturo iPhone 5S. Da cui la sensazione di stasi.
- Android low-cost: fino a ieri gli smartphone -Apple e non- costavano cari; ora invece il mondo è invaso da smartphone Android molto economici che stanno conquistando milioni, se non miliardi, di utenti abituati ai comuni featurephone. Ecco perché l’OS mobile di Google assurge a re del mercato.
- Display extralarge: in mezzo a smartphone high-end e phablet Android caratterizzati da display sempre più grandi, l’iPhone è uno dei pochi ad essere rimasto ancorato a dimensioni relativamente piccole. Apple, insomma, si sta perdendo la frenesia tech del momento.
- Sviluppo lineare: l’iPhone è caratterizzato da uno sviluppo decisamente lineare; Apple si pone una singola visione, la persegue e se ne parla fintanto che costituisce una novità; poi, diventa semplice routine. Il mondo Android nel suo complesso, invece, riesce a mostrare molta più varietà e sperimentazione. Ciò cattura maggiormente l’interesse di utenti, blogger e giornalisti.
- Semplice normalità: ci sono voluti ben due anni perché i competitor di Cupertino riuscissero a produrre finalmente dei tablet che la gente volesse comprare; fino ad oggi, infatti, l’iPad ha praticamente operato in regime di monopolio, grazie alla lungimiranza di Cupertino, alla sua facilità d’uso e alla ricchezza di feature. Quel che sta accadendo quindi non è un cambiamento in negativo, ma un semplice ritorno alla normalità.
- Orientamenti ciclici: la stampa e la Borsa seguono o lanciano spesso nuove tendenze. Dopo un periodo in cui Apple veniva dipinta come un’Invencible Armada per design, controllo della catena delle forniture e disciplina nel marketing -ricordate quando vaticinavano i 2.000$ ad azione?-, ora siamo all’estremo opposto. Apple sembra perfino condannata ad una lenta agonia. In realtà si peccava di ottimismo al tempo, come si esagera di pessimismo ora.
Il fatto è che non ci si può abbandonare completamente ai numeri sul marketshare, ai prezzi delle azioni e alle previsioni degli analisti, spesso disattese. La realtà è che Apple era una società di gran successo due anni fa, lo era ancora l’anno scorso, e lo è pure in questi giorni. Android si sta espandendo sempre più verso i segmenti più bassi -e dunque meno redditizi- del mercato, mentre la mela resta salda nella porzione che le garantisce i profitti più sostanziosi dell’intero settore. Insomma, tracciate una via di mezzo tra l’eccessiva fiducia dei mesi scorsi e la diffidenza attuale: lì probabilmente troverete una visione più equilibrata dello stato di cose.