Aggiornamento del 15 maggio 2013.
Alla denuncia del Dipartimento di Giustizia USA che l’accusava di collusione con gli editori sul prezzo degli eBook, Apple ha risposto con lo scarica barile. Gli accordi con ognuna delle parti coinvolte, ha spiega durante il dibattimento, sono stati raggiunti singolarmente. E se intento criminoso c’era, insomma, esisteva già da prima. Reuters scrive:
Apple ha affermato che gli editori hanno deciso, indipendentemente da Apple, di eliminare gli sconti sui prezzi all’ingrosso degli eBook, così da poter vendere prima alle comuni librerie i più redditizi tomi rilegati; è una pratica nota come “windowing” cui si sono aggiunte altre misure per spingere Amazon ad alzare i prezzi.
In pratica, durante lo sviluppo dell’iPad, la mela ha contattato gli editori per mettere su una libreria virtuale che poi sarebbe diventata l’iBookstore; la proposta era semplice: 30% di commissioni su ogni transazione, eliminazione del periodo di “windowing” e soprattutto l’impegno a non proporre a terzi prezzi inferiori rispetto a quelli praticati ad Apple. E non pensiate che sia stato facile.
Da principio questi termini non sono affatto andati giù facilmente, tant’è che ogni editore ha rilanciato con una controproposta, e questo ha portato a “negoziazioni travagliate.” Stando a quel che si legge, poi, Apple non nega la volontà di spodestare Amazon, anzi afferma che la battaglia contro gli eBook low-cost era già segretamente in atto ben prima della sua entrata nell’arena.
Il che sarà pur vero, per carità, ma la questione di fondo è tutt’altro che risolta. Il Dipartimento di Giustizia ha già sottolineato più volte come Steve Jobs avesse “dato l’assenso alla cospirazione che ha portato agli aggiustamenti dei prezzi; e parliamo di un aumento improvviso di 2 o 3 dollari per ogni libro a catalogo in un periodo di tre giorni a inizio 2010. “Abbiamo detto agli editori ‘usiamo il modello agenzia’, in cui voi regolate il prezzo e noi prendiamo il 30%” ha dichiarato lo storico iCEO nella sua biografia ufficiale, ” sì, i clienti pagheranno un po’ di più, ma questo è quello che volete comunque, no?”
La causa, originariamente depositata ad aprile 2012, include colossi del settore come HarperCollins, Simon and Schuster, Hachette Book Group, Macmillan e Penguin, ma l’attenzione delle autorità è tutta puntata su Apple. Ecco perché non sorprende che a Tim Cook sia stato ordinato di testimoniare sul caso.
Prezzi degli eBook, Tim Cook chiamato a testimoniare
Tim Cook testimonierà davanti alla Corte distrettuale di Manhattan. Il Governo degli Stati Uniti suppone che Apple abbia fissato sottobanco il prezzo degli eBook, a scapito della concorrenza.
Tim Cook è stato chiamato a comparire davanti al giudice distrettuale Denise Cote per rilasciare la sua testimonianza riguardo al caso che vede Apple accusata di fare cartello con altre aziende, per fissare a proprio vantaggio il prezzo degli eBook.
Il Governo USA ritiene che Cook sia a conoscenza di informazioni rilevanti riguardo alla vicenda. In quanto CEO di Apple, Tim Cook dovrebbe essere al quanto delle strategie di mercato della compagnia. Nella convocazione viene anche specificato che molto probabilmente Cook ha avuto conversazioni sul mercato degli eBook con l’ex-CEO, Steve Jobs, prima che scomparisse nel 2011.
Già da qualche giorno girava la notizia di una possibile apparizione davanti al giudice Cote di Tim Cook. Apple aveva infatti resistito, sottolineando che questa testimonianza fosse inutile in quanto ridondante: i rappresentati del Governo hanno già sentito altri undici dirigenti nel quadro dell’inchiesta.
Delle diverse società coinvolte, tra le quali Penguin Group, HarperCollins Publishers Inc e Simon & Schuster Inc, Apple è l’unica a non aver stretto ancora un accordo col Dipartimento di Giustizia. Il Dipartimento non cerca però nessun risarcimento economico, invece punta al riconoscimento da parte del giudice di violazione delle leggi antitrust e a un’ingiunzione che imponga alla società di non fare più cartello per fissare il prezzo degli eBook. Tali scelte sottobanco influenzano fortemente il mercato, a scapito della concorrenza (leggi Amazon) e degli utenti finali.
Il giudice Cote ha invece insistito per sentire di Tim Cook, dato che Steve Jobs non può più testimoniare: “A causa della scomparsa di Jobs, penso che il Governo abbia il diritto di ascoltare la testimonianza degli alti dirigenti di Apple sulla vicenda”, ha detto. Tim Cook dovrà quindi presentarsi senza scuse in aula e testimoniare per 4 ore, conferma Reuters.