Il China Business Journal afferma che, il 15 aprile scorso, Apple ha restituito a Foxconn 5 o forse 8 milioni di iPhone inadatti alla commercializzazione sia per ragioni estetiche che funzionali. Uno sperpero che vale da solo 1,6 miliardi di Yuan (quasi 200 milioni di Euro), cui si aggiungono 200 Yuan (25 Euro) per ogni unità, se la società dovesse decidere di recuperare i telefoni sostituendone le componenti imperfette. In pratica, parliamo di un quantitativo di danni che supera i due terzi dei profitti generati nel 2012 dall’intera integrated Digital Product Business Group (iDPBG) di Foxconn.
A dire delle fonti anonime, non sarebbe neppure la prima volta che accadono problemi simili nei controlli di qualità, anche se probabilmente non sono mai stati tanto giganteschi. “La rapida crescita e l’espansione dei prodotti,” hanno chiosato, costituiscono una sfida continua per i neo-promossi e lo staff che gestisce il tutto.”
È dal 2012 che l’iDPBG cerca di risolvere la questione dei controlli di qualità. Da allora si sono avvicendati tre diversi responsabili di impianto, passando da Michael Chung a Chung Chengyu fino all’attuale Chen Huilong, che però per Barclays Capital sarebbe referente inadatto a trattare con Cupertino.
La situazione è precipitata quando i tre impianti iDPBG di Shenzhen, Zhengzhou e Taiyuan sono stati bloccati, e Apple è stata costretta a inviare membri del suo staff a indagare sulla vicenda. Attualmente, infatti, tali catene sfornano dai 1.000 ai 2.000 iPhone al giorno, e non riescono mai a raggiungere il loro pieno potenziale.
In una intervista a Focus Taiwan, il portavoce di Hon Hai Simon Hsing ha smentito i numeri riportati dal China Business Journal, salvo poi aggiungere che la società avrebbe certamente indagato sui problemi di gestione e sui tassi di produzione al sotto delle aspettative. In pratica hanno promesso di indagare su questione che, per loro stessa ammissione, non esistono neppure.