Nel creare rumori “Pull My Finger” non ha eguali: se da una parte l’unica funzione che permette questa applicazione è quella di emettere “rumori molesti”, dall’altra la sua esclusione dalla distribuzione tramite App Store fa “rumore” sulla Rete.
L’applicazione, senza lasciare spazio a dubbi, non è altro che una sequela di scenari diversi nei quali il possessore dell’iPhone non deve fare altro che tirare l’indice di qualcuno, con il risultato che tutti possiamo immaginare.
Per questo motivo, Apple, nei panni di Victor Wang (Worldwide Developer Relations), ha rifiutato di distribuirla tramite App Store, tacciandola di utilità limitata.
Se da una parte non si può che essere d’accordo con l’idea di limited utility di Apple, dall’altra è difficile giustificare il rifiuto di un’applicazione che rispetta termini e condizioni dell’SDK e, per lo più, che verrebbe venduta a soli 0.99 centesimi, semplicemente perché è poco utile.
Una delle cose belle e, rivoluzionarie, dell’App Store è proprio il suo ruolo di distributore di qualsivoglia applicazione un utente desideri: grazie al bacino di sviluppatori in cui va a “pescare”, l’App Store è in grado di fornire un ventaglio di applicazioni che aumenta esponenzialmente e, proprio per questo motivo, ci si aspetta di poterci “trovare dentro” qualsiasi applicazione.
Rifiutando un’applicazione perché è poco utile, Apple decide cosa un utente può voler comprare e cosa no, mentre dovrebbe essere il mercato a decretare il successo di una applicazione.
Una sola domanda mi sentirei di fare a Wang: Mr. Wang would you please pull my finger?