È praticamente certo che i brevetti, gli algoritmi e le tecnologia di riconoscimento vocale sviluppati da Nuance siano stati incastonati in iOS sotto le sembianze di Siri. A riguardo esistono troppe indiscrezioni, troppe prove documentali e soprattutto illustri ammissioni per poter sbagliare. Ma mai, fino a questo momento, qualcuno aveva annunciato ufficialmente la cosa.
Poi, alla conferenza D11 dell’altro giorno, il CEO di Nuance Paul Ricci ha finalmente rotto il tabù e ammesso l’ovvio. “Siamo un fornitore fondamentale per Apple,” ha dichiarato senza aggiungere altro.
Fosse per loro, quelli di Apple non spiegherebbero neppure le specifiche tecniche dei loro computer: è il mercato che li costringe a farlo. Figuriamoci quindi se ammetterebbero mai che la “magia” di Siri dipende pesantemente da fornitori terzi. E poi, c’è da considerare che oltre a Siri, Nuance fornisce servizi simili anche ai competitor come Evi, recentemente acquisita da Amazon per i suoi Kindle, ma anche Yelp, OpenTable e Wolfram Alpha. Il rischio di spersonalizzazione, insomma, è molto concreto, ed ecco perché tanta ritrosia sull’argomento.
Non sappiamo tuttavia se Nuance abbia altri ruoli chiave nell’infrastruttura che regola il funzionamento di Siri, e neppure se li avrà in futuro. La società sta di sicuro lavorando a nuovi prodotti per alcuni servizi online; lo ha ammesso in tempi recenti Ricci in un’intervista. Ma su Apple nello specifico, le bocche restano saldamente cucite.
Tutto quel che possiamo dire, è che ci si aspetta l’unificazione di Siri tra iOS e OS X, con l’arrivo della versione 10.9 che verrà presentata al WWDC 2013. Di più, almeno per il momento, non è dato sapere.