Dopo il (comprensibile) rincorrersi di rumors in seguito alla manovra di disimpegno di Apple dal MWSF e, soprattutto, dall’annuncio che l’ultimo keynote sarà tenuto da Phil Schiller e non da Steve Jobs, sembra ormai assodato che la salute del fondatore della mela non sia un parametro dell’equazione.
Troppo alto, infatti, sarebbe il rischio di conseguenze legali connesse ad un eventuale insabbiamento delle condizioni di salute di Jobs e, peggio, sostanzialmente controproducente.
Ma anche se in salute (anzi, soprattutto…) è comprensibile che Steve Jobs possa sentire il desiderio di “andare in pensione”, come del resto stanno facendo o pensando di fare i colleghi della sua generazione, da Bill Gates, che ora si dedica alla sua fondazione benefica, a Larry Ellison, che medita di dedicarsi esclusivamente alla vela ed alla sua creatura BMW-Oracle.
C’è, e non da oggi, la sensazione che il management di Cupertino stia preparando un dopo-Steve o, più precisamente, stia cercando di allentare la forte identificazione uomo-azienda percepita dal pubblico. Un legame più forte in Apple che in qualsiasi altra azienda del settore, che influenza tanto i clienti quanto gli azionisti e può rivelarsi un nodo davvero complicato da sciogliere in fase di transizione.
Ma a Cupertino sono partiti per tempo: ormai da un anno, nelle apparizioni aziendali, Steve Jobs si è fatto supportare e coadiuvare dai principali membri direttivi dell’azienda, un po’ per abituare il pubblico alla loro presenza, un po’ (perchè no…) per testare le loro capacità comunicative.
Steve Jobs, ma questo lo sapevamo anche prima, è insostituibile in termini di immagine e nessuno degli executive vice-president potrebbe prenderne da solo il posto. Da qui l’idea, rilanciata dal noto analista di Piper Jaffray Gene Munster, del varo di un team che governi l’azienda e ne rappresenti l’immagine.
Si passerà, in questo modo, dall’iCEO ad un Cheif Executive Team (CET, appunto) composto dai nomi più in vista di Apple (Tim Cook, Phil Schiller, Jonathan Ive, ecc.) che guiderà Cupertino una volta che Jobs avrà deciso per il definitivo trasferimento sulle “spiagge della Florida”.
Un team nel quale non ci potrà necessariamente essere più posto per Steve Jobs, la cui presenza non farebbe altro che minare l’autorità del gruppo. A meno che, ed il dio dei megahertz ce ne scampi, le cose non si mettano talmente male da aver bisogno di una nuova rifondazione…