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Bene, anche quest’anno il keynote del Macworld è passato, ed è quindi tempo di tirare le somme di quanto è accaduto. E’, tuttavia, ovvio che questa volta le condizioni sono un po’ diverse dal solito: questo MWSF ha rappresentato (probabilmente) l’ultimo capitolo di un sodalizio, quello tra Apple e IDG, che durava da diversi lustri e che tanta fortuna ha portato ad entrambe le aziende.
Ma andiamo con ordine.
Sul palco del Moscone Center, come tutti ormai saprete, quest’anno c’era Phil Schiller, che già in passato aveva sostituito Steve Jobs quando questi era indisposto. Il simpatico capo del marketing di Cupertino vive così la sua consacrazione mediatica a vice-Steve: non è ovviamente la stessa cosa, ma Schiller ha dimostrato di essere in grado di tenere la scena, e di sostenere le aspettative di un pubblico (e non parliamo solo di quello presente in sala) sempre più numeroso.
Infatti, nonostante la crisi, nonostante i costi, nonostante un Macworld dichiaratamente in tono minore, il pubblico presente a San Francisco è sugli stessi livelli dell’anno passato, mentre le prime stime sui “click” online mostrano addirittura un aumento della platea che ha seguito virtualmente l’annuale rassegna di IDG.
Questo dato rende ancora più difficile interpretare lo smarcamento di Apple dal Macworld: è dura, infatti, capire perchè Cupertino voglia rinunciare ad una vetrina di caratura mondiale, che le garantisce le prime pagine dei giornali di tutto il mondo e i titoli di telegiornali e siti sparsi per il globo.
Non è un segreto che Jobs e soci desiderassero da tempo avere mano più libera quando si tratta di pianificare la pipeline dei prodotti da lanciare, e avere appuntamenti annuali decisi con largo anticipo non permette certo quella libertà che a Cupertino ritengono evidentemente necessaria.
Non è, tuttavia, verosimile che il board di Apple rinunci semplicemente alla suddetta vetrina, ed al conseguente indotto: per questo motivo aspettiamoci novità nel medio termine.
Non è da escludere, è anzi molto probabile, che una piccola rivoluzione vada ad interessare la conferenza mondiale degli sviluppatori, il noto WWDC estivo.
La rassegna potrebbe essere ripensata, ampliata e potenziata: non più un momento dedicato solamente alla conta dei developer, ma una nuova, grande, liturgia collettiva della galassia Apple.
Di tutto questo IDG non può certo sorridere: dopo aver digerito a denti stretti la riduzione degli eventi annuali da 3 a 1 solo, ora si vede sfuggire definitivamente Apple. E un Macworld senza Apple non potrà avere vita troppo lunga.
Il mondo sta cambiando, e Apple cambia di conseguenza. Il keynote di ieri si è chiuso con Tony Bennett che intonava “The Best is yet to Come”: speriamo sia un augurio, o meglio, una previsione…