Sembra che la querelle legale tra Apple e Psystar stia per arrivare ad una fine prematura. La società che produceva cloni dei Mac, infatti, ha dichiarato la bancarotta.
L’annosa disputa tra le due società aveva infiammato più d’un cuore di Mac user poiché puntava dritta il dito contro l’EULA di Mac OS X, invocava la dottrina del first sale (secondo cui Apple non potrebbe più rivendicare diritti una volta che il bene, in questo caso il Sistema Operativo originale, sia stato venduto) e gettava significative ombre sulla attuale concezione di copyright.
Il primo effetto di questa novità sarà il momentaneo stop al contenzioso aperto con Cupertino, in attesa che le autorità verifichino la situazione finanziaria della società e le responsabilità. I dipendenti Psystar avrebbero già confermato lo stato di bancarotta che, almeno ufficiosamente, pare essere stato dichiarato giovedì scorso.
Con una cinquantina di creditori, beni per una cifra che spazia da 0 a 50.000$ e con un passivo stimato tra i 100.000 e 500.000$, in una serie di documenti Psystar addita la causa dei suoi problemi finanziari allo stato attuale dell’economia. La partita con Apple non è ancora ufficialmente chiusa, ma è difficile credere che, nello stato in cui versa attualmente, abbia le sostanze per difendersi dalle accuse di Cupertino.
Aggiornamento: In realtà, come è stato fatto notare nei commenti, Psystar non ha ancora dichiarato la bancarotta: ha piuttosto invocato la protezione del cosiddetto “capitolo 11” che, a differenza del 13, non sottintende la bancarotta ma qualcosa di assimilabile alla nostra amministrazione controllata. Questo speciale stato di cose rende ancora possibile ripagare tutti o parte dei debiti, e rappresenta una delle modalità previste per gestire le situazioni di insolvenza verso i creditori. Resta comunque invariato lo spirito del post, secondo cui i guai finanziari di Psystar avrebbero pesanti ripercussioni sulla vicenda che la lega ad Apple a cui, soprattutto se le cose dovessero andare male in sede di giudizio, pagherà probabilmente una porzione minima dei danni richiesti.