La nuova nuova normativa sul Digital Markets Act (DMA) voluta dalla Commissione Europea è entrata in vigore e entro 6 mesi potrebbe avere pesanti ripercussioni sugli utenti e sulle modalità con cui Apple gestisce l’App Store. La parola chiave qui è sideloading: ecco cos’è, e perché Apple lo teme.
Cos’è il SideLoading
È da anni che la Commissione lavora al Digital Markets Act, e la versione finale dovrebbe arrivare entro il mese prossimo. Quando sarà promulgata, costringerà Apple e Google a consentire il sideloading, cioè download delle applicazioni anche al di fuori dell’App Store. Parliamo insomma di App Store alternativi a quello Apple che avranno pari diritto di esistere sui nostri iPhone.
In più, Cupertino sarà obbligata con forza di legge a consentire agli sviluppatori metodi di pagamento alternativi ad App Store. In mancanza di una revisione significativa delle proprie modalità operative, Apple rischia una multa di decina di miliardi di Euro.
Perché Apple non Vuole
Lo aveva sintetizzato tempo addietro il responsabile dell’ingegnerizzazione software di Apple Craig Federighi. A suo dire, il sideloading reso obligatorio dal Digital Markets Act “spalancherebbe le porte al malware” minando così la sicurezza dell’intero ecosistema. In ultimo, questa normativa “porterebbe via all’utente la scelta di una piattaforma più sicura.”
Entrando più nello specifico, ha spiegato Apple nel tentativo di bloccare il disegno di legge, il sideloading “consentirebbe ai malintenzionati di eludere le protezioni di privacy e sicurezza di Apple consentendo loro di distribuire app senza controlli critici di privacy e sicurezza. Tali aperture porterebbero alla proliferazione di truffe, malware e sfruttamento dei dati personali”
Cosa Accadrà?
Difficile fare previsioni, ma non saremmo così catastrofisti. Innanzitutto, queste proposte di legge sono uniche del Vecchio Continente, ma avanzano rapidamente anche in altri paesi inclusi gli USA. L’idea di fondo è che Apple diventi un semplice fornitore di servizi, e che sia poi l’utente a scegliere a chi rivolgersi, partendo dall’equazione “più concorrenza = maggiore qualità/risparmio.” È uno dei mantra della UE.
Che poi è quel che succede su macOS, e senza tutto questo trambusto. Si potrebbe creare un sistema di certificazioni, come avviene nel mondo Mac, e garantire così un certo livello di sicurezza e qualità, senza inficiare la possibilità di scelta dell’utente. Ma perdere il controllo dell’ecosistema significa perdere miliardi di dollari di fatturato. E questa è un’altra storia.
Quando Avremo App Store Alternativi?
Più che “se” pare di capire che si parla di “quando” i cambiamenti saranno obbligatori. Il cavillo è se Apple verrà ritenuto un “gatekeeper” cioè un “custode” dell’ecosistema, e pare che ciò avverrà molto presto.
Dopo l’approvazione del DMA a livello del Consiglio UE, ora si passa ad un limbo di 6 mesi dopo il quale -entro e non oltre il 3 luglio 2022- i potenziali “gatekeeper” dovranno informare la Commissione se i propri servizi soddisfano le soglie minime di interoperabilità stabilite dal DMA.
Poi, dopo altri 45 giorni lavorativi, arriverà una valutazione definitiva. A quel punto, i soggetti “gatekeeper” avranno tempo fino al 6 marzo 2024 per adeguarsi:
“Il DMA cambierà profondamente il panorama digitale”, ha dichiarato la vicepresidente esecutiva della Commissione UE Margrethe Vestager. “Con esso, l’UE sta adottando un approccio proattivo per garantire mercati digitali equi, trasparenti e contestabili. Un piccolo numero di grandi aziende ha un significativo potere di mercato nelle proprie mani. I gatekeeper che godono di una posizione radicata nei mercati digitali dovranno dimostrare di essere in competizione in modo equo. Invitiamo tutti i potenziali gatekeeper, i loro concorrenti o organizzazioni di consumatori, a venire a parlare con noi su come implementare al meglio il DMA”.
Se tutto va come previsto, dunque, è plausibile ritenere che entro la primavera del 2024, saranno possibili App Store alternativi su iPhone e iPad, e che iMessage e FaceTime si parleranno con Skype, Facebook Messenger, Telegram e tutti gli altri servizi simili.