I nuovi Mac con processore M1 presentati all’evento One More Thing di questa settimana hanno molte e indubitabili virtù (tipo una potenza sfacciata e un’autonomia da sogno), ma anche diversi lati oscuri (per esempio niente Windows, niente eGPU). E ora spunta un’altra caratteristica che è al contempo positiva e negativa: alla prima apertura, le app Intel ci mettono un’eternità ad avviarsi.
Leggi anche: Mac con M1: 3 brutte notizie
Per capire questo fenomeno, occorre comprendere il funzionamento di Rosetta 2, il sostrato software che consente a macOS Big Sur di emulare applicazioni Intel su ARM. A differenza della prima versione di Rosetta (che convertiva al volo le istruzioni ogni volta che si avviava un’app PowerPC su Intel, nel lontano 2005), stavolta Apple ha fatto le cose in modo un po’ diverso.
Al primo avvio di un’app Intel, infatti, la sua icona ballerà sul Dock per 10-20 secondi buoni, fintanto che il processo di traduzione del codice non andrà a buon fine; dopodiché, ogni apertura successiva sarà molto più rapida. Ciò accade perché Rosetta 2 non converte soltanto il software, ma ne crea una vera e propria versione per ARM che salva e tiene a disposizione per il futuro.
“Se un eseguibile contiene solo istruzioni Intel” spiega Apple, “macOS lancia automaticamente Rosetta e inizia il processo di traduzione. Quando la traduzione termina, il sistema lancia l’eseguibile tradotto al posto di quello originale. Tuttavia, il processo di traduzione richiede tempo, tempo in cui gli utenti possono percepire l’impressione che le app tradotte si aprano o vadano più lente delle altre.”
La Soluzione di Apple
L’unico modo per evitare queste noi è creando una versione universale delle app che contenga sia il codice per Intel che quello ARM; anche perché Rosetta 2 è potente, ma non onnipotente. Non tutte le istruzioni Intel, infatti, possono essere tradotte in equivalenti ARM, e questo spiega perché non potrete utilizzare software molto complesso, driver, emulatori, antivirus e molto altro se prima non verranno ottimizzati per M1.
Dunque scegliete voi se questo sia un pregio o un difetto. È un pregio perché sarebbe stato peggio non utilizzare le vecchie applicazioni; e poi, 20 secondi di attesa per usare poi un’app a velocità quasi normale è un prezzo probabilmente ragionevole da pagare. Ma resta il fatto che, chi acquista ora un Mac con M1 dovrà scendere a parecchi compromessi in termini di prestazioni e usabilità.
Diciamo dunque che, se usate principalmente software Apple, per voi l’acquisto è stra-consigliato; ma per tutti gli altri, forse, conviene attendere ancora qualche mesetto.