Che cos’hanno in comune Perseverance, il rover della NASA che sta scorrazzando per le rosse terre di Marte, e l’iconica iMac colorato degli anni ’90? Vi sembrerà incredibile, eppure al loro interno batte lo stesso cuore: il processore PowerPC che 23 anni fa alimentava i Mac.
Mars 2020 è l’ultima missione spaziale per l’esplorazione di Marte operata dalla NASA; il lancio è avvenuto senza intoppi lo scorso 30 luglio 2020, mentre l’arrivo sulla superficie di Marte è stato registrato il 18 febbraio 2021 alle 21:55 ora italiana. Un miracolo di ingegneria, visione e strategia che ha richiesto immani sforzi e tecnologie molto robuste e sofisticate; tuttavia, contrariamente a quel che potrebbe sembrare ovvio, non sempre l’ultima novità informatica è necessariamente la migliore in ogni contesto.
Come gli iMac degli anni ’90
Stando alle specifiche riportate dal NewScientist, infatti, Perseverance include un chipset PowerPC 750, lo stesso che Cupertino montava due decadi fa sugli iMac G3 del 1998. Erano i famosi iMac colorati del Rinascimento Apple, e che potete ammirare qui su.
Oggi è vetusto e meno potente di qualunque processore da smartphone, ma al tempo il PowerPC 750 era un autentico concentrato di tecnologia, ben più avanti della concorrenza. Vantava un processore a singolo core con velocità di clock di 233MHz, 6 milioni di transistor e architettura a 32 bit. I processori dei nostri giorni, invece, sono multi-core e a 64 bit, sfrecciano a velocità nettamente superiori e integrano oltre 16 miliardi di transistor, giusto per avere un metro di paragone.
PowerPC era l’architettura su cui si poggiavano i Mac prima dell’avvento dei processori Intel; oggi, invece, la piattaforma si trova alla sua terza transizione: sta abbandonando Intel per abbracciare ARM.
Le Differenze
Chiaramente, sebbene a livello di piattaforma siano identici, il chip adottato dalla NASA si trova a fronteggiare condizioni ben più estreme di quelle che toccano in sorte ad un PC di fascia consumer. Il PowerPC 750 del rover infatti deve poter resistere a urti e sollecitazioni estreme, e deve durare a lungo; in più deve poter operare a temperature comprese tra −55 e 125 gradi Celsius e con esposizione a fonti di radiazioni comprese tra 200.000 e 1.000.000 di RAD.
Solo queste modifiche comportano un aumento dei costi di produzione di oltre 200.000$ sul prezzo del singolo chip.
“Rispetto al Core i5 Intel del tuo laptop, è molto più lento” ha chiosato il deputy manager NASA Matt Lemke. “Ma qui non parliamo di velocità, quanto piuttosto di robustezza e affidabilità. Dobbiamo assicurarci che funzioni per sempre.”