La faccenda degli accordi sottobanco di Apple per controllare il prezzo degli eBook tarda a farsi dimenticare e la Apple stessa ne paga ancora le conseguenze, malgrado l’accordo stretto con il giudice a sentenza emessa.
Questa settimana, un’altra decisione del giudice distrettuale statunitense Denise Cote condanna ancora i procedimenti seguiti da Apple che -di fatto- mettevano su un cartello che controllava il prezzo degli eBook. La compagnia di Cupertino aveva richiesto la rimozione di Michael Bromwich, il controllore dell’antitrust che monitora le attività di Apple nel campo del commercio degli eBook. Apple aveva affermato che il suo lavoro era influenzato da sentimenti personali contro Apple stessa, scrive l’agenzia Reuters.
Il giudice Cote invece, non ha trovato “nulla di improprio” nell’opera del controllore Bromwich, sottolineando che lo scopo finale dello stretto controllo imposto è di raggiungere “un pieno successo per Apple”. Gli avvocati di Cupertino hanno d’altra parte detto che ricorreranno in appello. Anche se non sono filtrati maggiori dettagli sull’opera di Michael Bromwich, se non che il suo comportamento sia stato definito “volgarmente inappropriato”, possiamo intuire quanto sia scomodo vedere le proprie attività finanziarie monitorate costantemente da una persona esterna, che di più ha ruoli vicini a quelli di un censore.
La condanna del modello di agenzia instaurato da Apple, ha messo un termine al controllo che la multinazionale esercitava sul prezzo degli eBook, a scapito degli utenti. Mentre Apple si preparava a introdurre il primo iPad, Steve Jobs -e poi il CEO successivo- suggerì di passare ad un “agency model” che conferiva agli editori il diritto di scegliere il prezzo del libro, da cui Apple avrebbe trattenuto il 30%. Apple aveva anche stretto accordi affinché gli editori non vendessero i medesimi libri altrove a prezzo inferiore: procedura ritenuta totalmente contro il libero mercato dall’Antitrust.
Via | AppleInsider