Risale a qualche giorno fa ma resta pur sempre un tormentone degno d’essere menzionato, quello dei costi di produzione del nuovo iPhone 3GS. Assemblarne uno, infatti, costerebbe ad Apple all’incirca 79 e cioè poco più di quanto necessario per un iPhone 3G.
A snocciolare i numeri, come da tradizione, è iSuppli secondo cui la versione da 16GB della nuova generazione di telefoni Apple ha in sé materiali per 72,46 ed un costo di assemblaggio finale di ,50. Il che significa che a Cupertino hanno saputo fare tesoro delle esperienze passate perché, nonostante il salto tecnologico, parliamo di ben 7 in meno rispetto a 3 anni fa per produrre la prima generazione e appena in più rispetto alla seconda. Il miracolo è merito del salto tecnologico relativamente piccolo e dell’abbassamento del costo della componentistica:
Facendo leva sulla somiglianza tra i modelli per ottimizzare i costi, e avvantaggiandosi dell’erosione dei prezzi tipica del mercato dei componenti elettronici, Apple può fornire un prodotto più performante con maggiori quantità di memoria e feature ad un prezzo di produzione e materiali appena leggermente superiore.
Ma in realtà la faccenda non è così semplice, e ci sono moltissime altre voci (anche piuttosto onerose) non annoverate tra quelle di iSuppli che, come detto, si focalizza sui meri costi industriali. Dopotutto, creare da zero un concept innovativo e completo come iPhone deve avere avuto costi di ricerca e sviluppo non indifferenti, e difficilmente quantificabili. La produzione dei prototipi e la creazione della catena di sviluppo non sono stati certamente una passeggiata a costo zero, e poi ci sono gli accordi (segretissimi) con i carrier, la distribuzione, il packaging, le royalties, ed infine una montagna di poderoso marketing.
Insomma, sembra proprio che Apple sia riuscita a migliorare iPhone da dentro senza produrre significativi cambiamenti visibili dall’esterno né, soprattutto, innalzando significativamente i costi di produzione all’origine. E allora perché questi prezzi al dettaglio?