È il direttore del FBI, James Comey, che si scaglia contro Apple e Google. Secondo lui, la difesa dei dati degli utenti è troppo avanzata ed impedirebbe ai suoi agenti di accedere liberamente ai dati degli utenti. In una dichiarazione ai giornalisti di Washington, Comey ha sottolineato come la protezione dei dati sia di fatto contro la legge statunitense:
Credo con forza nelle leggi, ma credo anche che nessuno in questo paese può piazzarsi al di sopra della legge. Quello che mi preoccupa è che ci sono delle compagnie che pubblicizzano esplicitamente strumenti che permettono alla gente di piazzarsi al di sopra della legge.
La dichiarazione di Comey è chiaramente una diretta risposta a Tim Cook, che la settimana scorsa aveva scritto agli utenti, assicurando che Apple non ha mai e mai lavorerà con agenzie federali per svelare i dati degli utenti. Tim Cook è sicuramente stato sollecitato dallo scandalo NSA, che ha rivelato di come le agenzie federali spiino gli utenti, a volte anche grazie alla collaborazione dei produttori stessi dei dispositivi.
Quello che auspicherebbe Comey è uno stato di polizia che ricorda il romanzo 1984 di George Orwell, dove nulla sfuggiva della vita della popolazione agli occhi del Grande Fratello. Il desiderio di controllo di Comey è stato deluso anche da Google, che subito dopo Apple, di è affrettata nel dire che anche gli utenti Android sono al sicuro da attacchi alla loro privacy, seppur considerati legali negli USA.
Nella tormenta delle fughe di dati degli ultimi tempi, malgrado le rassicurazioni di Tim Cook, viene anche da interrogarsi sulla effettiva capacità degli agenti federali americani. Se giovani hacker sono capaci di sottrarre alle celebrità le loro foto più intime o se i browser integrati nelle app di iOS fanno acqua da tutte le parti, vuol dire che ultimamente la sicurezza non è proprio il punto forte di Apple o di Google. Ricordiamo ancora le risate che hanno seppellito Eric Schmidt mentre vantava l’inattaccabile sicurezza dei dispositivi Android, il che la dice lunga sulla protezione dei nostri dati.
Via | Huffington Post