C’è stato un tempo in cui con risoluzione dello schermo, frequenze di aggiornamento e qualità del colore si combatteva parecchio. Sembrerà strano ai lettori più giovani -quelli cresciuti a portatili, smartphone e tablet- ma una volta esistevano perfino i driver del monitor, che andavano rigorosamente installati perché tutto funzionasse senza intoppi. Oggi, per fortuna, la tecnologia ci viene incontro e gestisce tutto da sé; ma coi Mac Retina, all’utente è demandato uno sforzettino di comprensione in più.
Come noto, i display Retina dei MacBook Pro sfoggiano una risoluzione di 2560×1600 pixel sui modelli a 13″ e di 2880×1800 sul 15″, ovvero 4 milioni di pixel nel primo caso e 5 nel secondo. Ma all’impostazione massima, il testo e gli oggetti dell’Interfaccia Utente diventerebbero talmente minuscoli, che Apple è dovuta ricorrere ad uno stratagemma tecnico che spiegavamo tempo addietro: in pratica, in configurazione standard ogni punto generato dalla scheda video viene visualizzato su due pixel fisici; il che significa che, al di là della maggiore nitidezza, lo spazio reale a disposizione sulla Scrivania resta sempre il canonico 1440×900 pixel del MacBook Pro tradizionale.
Detto altrimenti, viene applicato quel che di solito chiamiamo scaling e che non può essere disattivato se non con utility specifiche. Di default, infatti, Apple ha predisposto su tali computer 5 modalità di visualizzazione prestabilite, accessibili soltanto dopo diversi clic tra le opzioni delle Preferenze di Sistema.
Con Pupil, invece, le diverse configurazioni sono accessibili in punta di mouse direttamente nella Barra dei Menu. Basta installare l’app, e il gioco è fatto. Costa 5$ e può essere acquistata direttamente sul sito dello sviluppatore.