Nei giorni scorsi, proprio mentre qualcuno paventava “il peggior scenario possibile”, nel Quartier Generale di Samsung a Seul i dirigenti senior si incontravano in un meeting urgente per decidere il da farsi sulla spinosa questione della violazione dei brevetti Apple e sul miliardo di dollari di danni da rifondere. A quell’incontro, tuttavia, mancava nientemeno che il CEO di Samsung; una mossa dettata dalla necessità di tenersi buona Apple, che resta pur sempre un ottimo cliente.
Stando a quanto si legge su Reuters, il CEO Kwon Oh-hyun, l’uomo che ha preso le redini di Samsung lo scorso giugno durante una riorganizzazione del management, avrebbe preferito disertare la riunione con gli altri manager. Lo scopo è ribadire la separazione tra le varie divisioni della società e rinsaldare il rapporto con Cupertino, ai minimi storici dopo la sentenza de giudice Koh:
Il messaggio qui è evidente. È come se esistesse un muro tagliafuoco interno tra il business dei cellulari e la produzione dei componenti.
E sebbene stia pianificando un ricorso in appello al verdetto e alla multa per danni da 1,05 miliardi di dollari -una somma che potrebbe triplicarsi-, Samsung non intende mettere a rischio i contratti di fornitura stretti con Apple e che valgono miliardi di dollari.
Già, perché durante il dibattimento un avvocato della mela ha dichiarato che attualmente il 26% dei costi della componentistica dell’iPhone dipende direttamente da Samsung. E anche se Apple decidesse di rivolgersi a competitor come Elpida and Hynix per esempio per le DRAM, il legame tra le due società sarebbe sempre troppo forte per poter tagliare di netto i ponti. La necessità, insomma, è di fare buon viso a cattivo gioco: entrambe hanno infatti bisogno l’una dell’altra, almeno per il momento.