La vicenda legale che vede contrapposta in appello Apple a Samsung raggiunge la sua terza settimana di dibattimento in aula. Ogni prova prodotta dai legali di Cupertino serve a dimostrare una sola tesi: Samsung avrebbe deliberatamente copiato dalla rivale, e quindi parte dei suoi profitti sono indebiti. Una visione veementemente rifiutata da Youngmi Kim, ex designer dell’Interfaccia Grafica dei Galaxy e ora alla dirigenza della multinazionale sudcoreana. Le sue parole, riprese da Re/code, suonano perentorie e inequivocabili:
“Assolutamente no!” ha dichiarato il designer senior di Samsung Youngmi Kim, responsabile della strategia dell’esperienza utente nel design team Samsung fin dal 2004.
“Lavorare sulle medesime cose di Apple non ci avrebbe dato nessun vantaggio in termini di differenziazione di prodotto. Per cui, questa tesi non ha assolutamente senso,” ha affermato Kim, attraverso il suo traduttore.
Quel maledetto Slide to Unlock
Il riferimento in particolare è allo Slide to Unlock, il meccanismo di sblocco dell’iPhone che costituisce uno dei cinque brevetti su cui si scontrano i due giganti. Sull’argomento, il giudice è entrato nel dettaglio, chiedendo conto dei carteggi interni di Samsung che qualcuno ha ribattezzato i “documenti dei copioni.” È l’immagine che vedete in cima al post, e che svela l’originale inferiorità qualitativa della variante di unlock creata da Samsung. Al tempo, in altre parole, l’interfaccia grafica dell’iPhone era molto più reattiva e morbida rispetto agli omologhi dei competitor, ed ecco spiegata l’attenzione di Samsung su questo fronte. Tra l’altro, ha aggiunto Kim, il problema è stato definitivamente risolto nel 2009, il che esclude la sua pertinenza nel caso specifico.
La ricostruzione della difesa, per voce del responsabile del marketing di Samsung America Todd Pendleton, è semplice: il merito del successo di Samsung non deriva alle presunte violazioni di brevetto, quanto piuttosto dall’uso sapiente e massiccio del marketing. Una tesi un po’ ardita, se contiamo che quando Pendleton entrò a far parte della società neppure lui sapeva dell’esistenza di una linea di telefoni. “Credo che la gente conoscesse Samsung per le televisioni,” ha dichiarato. “Ma in termini di smartphone, non esisteva alcuna consapevolezza per quali o cosa fossero i nostri prodotti.” E poi, al tempo Samsung allignava in quarta posizione per marketshare, dietro HTC e BlackBerry.
Ma i livelli di acredine raggiunti tra le due società si evincono soprattutto nella direttiva primaria di Samsung, quel mantra che suona coma un’ossessione e che si riverbera in molta della corrispondenza privata finita agli atti; “Battere Apple non è più il nostro obiettivo: è la nostra strategia di sopravvivenza.” Ne rimarrà solo uno, insomma, e nessuno dei due ha intenzione di cedere.
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