Jay Y. Lee, vicepresidente ed erede designato di Samsung, è stato arrestato in queste ore per le accuse di corruzione che stanno facendo tremare la Corea del Sud. Il vaso di Pandora è stato aperto.
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Stando a quanto si legge su Reuters, Lee è stato messo in custodia cautelare al Seoul Detention Center stamane, dopo un lungo interrogatorio riguardo lo scandalo che ha portato all’arresto per impeachment della presidente Park Geun-hye.
L’accusa è grave e riguarda l’intervento opaco del National Pension Service (il terzo fondo pensionistico più grande del mondo) nella fusione da 8 miliardi di dollari dell’anno scorso tra due affiliate Samsung, Cheil Industries e Samsung C&T. Gli inquirenti accusano Lee di aver corrotto un amico intimo della presidente Park Geun-hye per ingraziarsela nella successione alla leadership del Samsung Group. Tra i capi capi d’accusa: tangenti, appropriazione indebita, occultamento di fondi in paradisi fiscali e false dichiarazioni. Sia Lee che Geun-hye si dichiarano innocenti.
Gli inquirenti hanno 10 giorni per formalizzare i capi d’accusa, dopodiché una Corte avrà tre mesi per giungere a sentenza; per il momento, non è chiaro se i legali di Lee contesteranno l’arresto o se invece procederanno col pagamento della cauzione.
Di sicuro, la notizia non poteva giungere in un momento peggiore per la storia della società, proprio a ridosso del Flop dei Galaxy Note 7, costato miliardi di dollari, e in seguito al fiasco dei Gear. Le agenzie di rating non si aspettano un grosso impatto sull’andamento azionario, ma è chiaro che gli eventi abbiano preso una brutta piega; è notizia di stamane che Samsung non compare neppure nella classifica delle società più ammirate al mondo stilata da Fortune.