Grazie a Vit per l’immagine
Quando una persona sale alla ribalta con tale prepotenza, come è accaduto al neo-eletto presidente degli Stati Uniti, è più che naturale che la stampa svisceri praticamente ogni aspetto della vita del personaggio. E quando in rete circolano fotografie come quella qui sopra e viene fuori che anche Obama usa la piattaforma Mac e, anzi, è addirittura uno switcher (secondo Newsweek è stata la moglie a scegliere il nuovo portatile del presidente eletto, un MacBook) anche noi non possiamo fare finta di niente.
Ma non siamo qui per fare gossip, ma per tentare una analisi più approfondita della diffusione dei computer Macintosh, in indubbia accelerazione negli ultimi tempi.
Mettendo da parte facili citazioni e paragoni (Obama-Mac vs McCain-PC, per dirne una) bisogna rilevare che quella di Obama è la punta di un iceberg, solo l’ultimo (e più illustre, ovviamente) esempio di un trend che da osservatori del mondo della mela rileviamo ormai da tempo, a tutte le latitudini e a tutti i livelli della società.
Pescando nella memoria di chi vi scrive, i primi segnali davvero evidenti risalgono ad un paio di anni fa: nel corso di un BarCamp, in cui si riunivano i più noti blogger della penisola, il colpo d’occhio della platea era piuttosto suggestivo. Non solo praticamente ogni partecipante aveva un laptop connesso alla rete sulle ginocchia, ma la stragrande maggioranza di essi aveva una mela illuminata.
La stessa situazione comincia a diffondersi anche nelle aule universitarie italiane, dove il numero di portatili Apple è quasi ubiquitariamente maggioritario.
Il proliferare dei punti vendita, con la discesa in campo in forze della grande distribuzione, è poi la cartina di tornasole che conferma le impressioni. L’ascesa del Mac sembra inarrestabile, e non è un caso che Apple sia tra le poche aziende che non sembra sentire, in termini di volumi di vendita, la crisi finanziaria internazionale.
Analizzare approfonditamente i motivi di questo fenomeno non è cosa semplice, e meriterebbe uno studio con connotazione più scientifica: sicuramente il marketing virale, in cui Apple è pioniera e maestra, ha un ruolo fondamentale, ma non basta a spiegare tanto la crescita vertiginosa quanto la fidelizzazione anche dei nuovi utenti. Il passa-parola, l’effetto halo di iPod e iPhone, i contenuti tecnologici innovativi sono tutti elementi che apportano il loro contributo, ma nessuno di essi, da solo, basterebbe.
La nostra società, e parliamo di quella italiana, sta cambiando e, pur con ritardo, sta scoprendo l’alfabetizzazione informatica di massa. E il fatto che questo coincida con l’espansione di Apple è un elemento dalla connotazione potenzialmente dirompente.
Ma è soprattutto un’occasione enorme per Cupertino, un’occasione da non farsi sfuggire. Tanto per la salute ed il futuro dell’azienda quanto per la produttività e la soddisfazione dei suoi utenti.