Aggiornamento del 9 marzo: Apple “riapre” il fascicolo dell’Intelligenza Artificiale, ma forse è già troppo tardi. Leggi Sotto.
Nonostante anni e anni di sviluppo, Siri non sembra aver fatto il salto generazionale che si è visto con altri assistenti vocali. E mentre il 2023 si appresta a diventare l’anno dell’Intelligenza Artificiale, il modesto assistente virtuale di Cupertino sembra un residuato bellico del secolo scorso. Che sia giunta l’ora di dichiarare il decesso?
La Storia di Siri
Siri è un assistente vocale sviluppato da Dag Kittlaus e Adam Cheyer, con l’aiuto di Tom Gruber, Norman Winarsky e altri membri del team originale, che in seguito è stato acquisito da Apple. La storia dello sviluppo di Siri inizia nel 2007, quando il team originale ha fondato la società SRI International e ha iniziato a lavorare sul progetto.
Qui di seguito un sintetico elenco dei più importanti avanzamenti tecnologici di Siri:
- 2007: Il team originale inizia a lavorare sul progetto Siri presso la società SRI International.
- 2010: Siri viene presentato al pubblico al TechCrunch Disrupt di San Francisco come un’app per iPhone in grado di rispondere a domande vocali e di eseguire alcune azioni.
- 2011: Apple acquisisce Siri e lo incorpora nell’iPhone 4S come parte di iOS 5.
- 2012: Apple presenta Siri in versione beta in Cina, Francia, Germania, Italia, Giappone, Spagna, Svizzera e Regno Unito.
- 2013: Siri viene migliorato con l’integrazione di nuove funzionalità, come la ricerca di film e la prenotazione di tavoli al ristorante.
- 2014: Apple lancia iOS 8 con una versione migliorata di Siri che supporta nuove funzionalità come la composizione di messaggi vocali e l’avvio di chiamate FaceTime.
- 2015: Apple lancia la quinta generazione di Apple TV con una versione migliorata di Siri che permette di cercare programmi televisivi, film e di controllare l’esperienza di visione.
- 2016: Apple lancia iOS 10 con una versione migliorata di Siri che consente di eseguire azioni in app di terze parti, come l’invio di messaggi tramite WhatsApp o la prenotazione di un viaggio tramite Uber.
- 2017: Apple lancia (tardivamente) HomePod, uno smart speaker che include Siri come assistente vocale.
- 2018: Apple lancia iOS 12 con una versione migliorata di Siri che supporta le “Shortcuts”, ovvero delle sequenze personalizzate di comandi vocali per eseguire azioni complesse.
- 2019: Apple lancia la terza generazione di AirPods con una versione migliorata di Siri che consente di leggere i messaggi in arrivo tramite gli auricolari.
- 2020: Apple lancia iOS 14 con una versione migliorata di Siri che consente di inviare messaggi vocali su iMessage e di tradurre frasi in altre lingue.
Si notano due evidenti fenomeni: da una parte, miglioramenti davvero piccoli e lenti; e dall’altra, una sostanziale stasi fino ad oggi. E siamo già nel 2023.
I problemi di Siri
Mentre Microsoft si allea con ChatGPT per creare un motore di ricerca che, pur con mille difetti, è già mille volte meglio di Google, Apple sembra tragicamente indietro. E non soltanto rispetto alla comprensione e all’utilità dei competitor come Alexa e Assistente Google, ma in generale coi tempi e la best practice dell’industria.
Siri non ha abilità sociali reali, fa fatica a comprendere il contesto e a mantenere la coerenza nelle conversazioni. Col risultato che non si può dirle cose tipo “accendi la tv E spegni la luce”. Deve essere sempre un comando alla volta, preceduto dal fastidiosissimo “Ehi Siri”.
Spesso le risposte di Siri includono reindirizzamenti a siti Web inutili, invece di fornire una risposta concisa e secca che dia la risposta attesa. Poi non soltanto è gravemente ipoacusica (sul serio, Alexa ci sente da una camera all’altra, e iPhone non si attiva neppure da 1 metro), ma richiede sempre l’uso di formule vocali ben precise. E se si cambia la formula magica, prende fischi per fiaschi.
Non parliamo poi dei falsi positivi, e delle attivazioni involontarie di “Ehi Siri” quando uno ha detto tutt’altro.
E quando un utente ha il coraggio di tenere in casa più dispositivi, incluso HomePod, lo smart speaker spesso prende il sopravvento sugli altri, salvo poi lamentarsi di non poter completare la richiesta. Insomma, un gran casino.
Il confronto con ChatGPT
Il 2023 è l’anno della rivoluzione AI. I moderni modelli di linguaggio naturale ad ampio spettro come ChatGPT hanno la capacità di comprendere e rispondere a una gran quantità di domande e richieste in modo naturale e preciso, grazie alla sua vasta conoscenza e alla sua avanzata capacità di elaborazione del linguaggio naturale. Inoltre, essendo un modello di linguaggio naturale ad ampio spettro, può essere utilizzato su qualsiasi dispositivo con accesso a Internet. Esattamente come Siri.
Rispetto Siri, Alexa e Google Assistant, un assistente come ChatGPT vanta i seguenti vantaggi:
- Conoscenza più ampia: ChatGPT è stato addestrato su una vasta gamma di testi e documenti, il che gli consente di avere una conoscenza più ampia su una vasta gamma di argomenti rispetto a Siri, Alexa e Google Assistant.
- Linguaggio naturale: ChatGPT è stato addestrato su una vasta gamma di compiti di elaborazione del linguaggio naturale, il che gli consente di comprendere e rispondere a domande e richieste in modo più naturale e preciso rispetto a Siri, Alexa e Google Assistant.
- Risposte naturali: ChatGPT può anche generare testo in modo autonomo, il che gli consente di creare risposte personalizzate e dettagliate su una vasta gamma di argomenti, non solo rispondere a domande specifiche.
- Continua evoluzione: ChatGPT è addestrato su enormi quantità di dati e il modello è costantemente aggiornato e migliorato, il che gli consente di imparare continuamente e migliorare la sua capacità di comprendere e rispondere alle domande degli utenti.
- Zero limitazioni hardware: ChatGPT può essere utilizzato su qualsiasi dispositivo con accesso a Internet, mentre Siri, Alexa e Google Assistant richiedono l’uso di un dispositivo specifico.
ChatGPT può rendere più smart Siri?
Nel lungo termine assolutamente sì. Se non altro in termini di concorrenza. Apple ha chiaramente un vivo interesse per l’intelligenza artificiale, ed ecco perché ha sviluppato in proprio il chip Neural Engine proprio per questo scopo.
Le funzionalità fotografiche dell’iPhone sono fortemente potenziate dalla fotografia computazionale, che a sua volta dipende dall’intelligenza artificiale. Ma non trattenete il fiato perché probabilmente ci vorrà molto tempo. L’approccio di Apple infatti è sempre attendista in questi casi: l’azienda guarda cosa fanno gli altri, e poi cerca di rifarlo meglio.
Inoltre, anche se sorprendenti, tecnologie come ChatGPT non sono perfette e spesso danno risultati (molto) errati. E Apple non può permettersi che iPhone restituisca risultati errati. Tuttavia, al di là dei rischi che pur esistono, sarebbe miope non vedere l’enorme potenziale che si nasconde dietro questa tecnologia. Sopratutto in alcune aree, tipo la domotica.
[Aggiornamento] Apple Pronta a “Riesaminare” l’AI
Secondo le fonti di DigiTimes, Apple è pronta a “riesaminare” lo sviluppo dell’intelligenza artificiale nell’ottica di impedire a Microsoft (che ha fiutato l’affare prima di tutte le altre) e alla miriade di piccole startup AI di rubarle un potenziale filone di innovazione e fatturato.
Il problema di Apple è che se da una parte è in vantaggio col Neural Engine e con le tecnologie hardware implementate a livello di CPU, dall’altra è tremendamente indietro. Come se avesse l’auto per correre ma fosse sprovvista del carburante.
Negli anni Apple si è concentrata su salute, privacy e Realtà Aumentata/Virtuale, ma ha trascurato Siri che nel frattempo si è ammalata e ora è praticamente moribonda. Rispetto alla concorrenza che si sta affacciando sul mercato, sembra il pleistocene dell’informatica.
Conclusioni
Lo diciamo senza litoti. Se Apple non si dà una mossa, rischia di veder eclissato il proprio assistente vocale. Già oggi in Redazione utilizziamo Alexa per la quotidianità; e in futuro vogliamo avere a che fare con AI simili a ChatGPT. Apple è bravissima a prendere la tecnologia esistente, a renderla davvero fruibile e a rilasciarla solo e se può dare un contributo significativo.
Ma un ritardo eccessivo può risultare fatale, e precluderle per sempre un intero ramo high-tech. Insomma, battutine sagaci e canzoncine non basteranno più per ammansire gli utenti: i giochi sono finiti, ed è ora di fare sul serio. Che abbiamo deciso, Apple, facciamo questo benedetto salto generazionale, o chiamiamo il coroner? Il tempo stringe.