Da diverse settimane tiene banco una questione che ha alzato un enorme polverone. Travolta dalla critiche c’è la più utilizzata piattaforma per lo streaming musicale, ovvero Spotify. Alcune icone dell’industria delle sette note, tra cui Neil Young, si sono scagliate contro il servizio che ospita un podcast abbastanza controverso.
Lo “show” incriminato è quello di Joe Rogan. Il noto commentatore non solo ha diffuso informazioni false o quantomeno discutibili sull’argomento COVID-19, ma si è anche lanciato in insulti razzisti. E in più di un’occasione. Le segnalazioni – tra cui quelle della cantante India Arie – sono giunte sulla scrivania del CEO di Spotify Daniel Ek.
L’imprenditore svedese ha “condannato con forza” il comportamento di Rogan e ha rimosso più di 70 episodi del suo podcast. Dallo stesso memo, indirizzato allo staff di Spotify ma in qualche modo ottenuto e pubblicato da THR, si apprende che Spotify investirà 100 milioni di dollari nello sviluppo di contenuti sulle minoranze storicamente emarginate.
Una bella iniziativa che sembra cozzare con un’altra decisione. Il podcast di Rogan resta lì dov’è:
Voglio essere molto chiaro su una questione: non credo che mettere a tacere Joe sia la risposta. […] In un senso più ampio, sono il pensiero critico e il dibattito aperto ad alimentare il progresso reale e necessario.
L’esclusivo accordo pluriennale da 100 milioni di dollari per il “The Joe Rogan Experience” è stato stipulato nel 2020. Ben 11 anni di contenuti (il podcast è nato nel 2009) sono stati caricati su Spotify, ma il tornando di critiche si è abbattuto su Rogan e la piattaforma di streaming solo negli ultimi tempi e in particolare dopo che il conduttore ha dato spazio a noti cospiratori di estrema destra che hanno diffuso fake news sul Coronavirus.