Da quasi tre anni ormai le unità SSD supportano il comando TRIM che permette a OS X informare il controllore SSD dello spazio non usato, ottenendo così migliori prestazioni. Sui sistemi operativi, l’operazione di cancellazione semplicemente contrassegna i blocchi come non in uso, mentre TRIM passa quest’informazione al controllore del SSD, il quale altrimenti non sarebbe in grado di sapere quali blocchi eliminare. Con TRIM, l’unità SSD può liberare i blocchi cancellati per ricevere immediatamente nuovi dati.
Questo comando è ritenuto importante perché le cellule di memoria Flash necessitano di un tempo di latenza prima di essere riscritte, dovute a limitazioni sul sistema di scrittura dati. Lo scopo dell’istruzione è di mantenere la velocità dell’SSD in scrittura anche quando l’unità è quasi piena.
Da Lion (e un aggiornamento di Snow Leopard), TRIM è parzialmente supportata su OS X, ma con delle limitazione volute da Apple: unicamente gli SSD venduti con il marchio della mela possono godere di questo comando. TRIM è però un’implementazione generica, che non è stata inventata da Cupertino, anche se Apple ne limita l’uso. All’inizio questa limitazione poteva essere dettata dalla prudenza: all’epoca non tutti gli SSD sul mercato supportavano correttamente il comando; questo problema è stato però da tempo risolto.
Ovviamente esistono numerosi hack che permettono aggirare le limitazioni di Apple; anche se non difficili da attuare, richiedono una certa dimestichezza con un editor esadecimale . Vi sono anche alcune utility che eseguono l’operazione al posto vostro, ma la soluzione ideale sarebbe che Apple liberalizzi l’uso del comando a tutti gli SSD, perché è procedura comune sostituire l’unità disco con una più capace ed economica di un’altra marca. Al giorno d’oggi solo Windows 7 e 8 e i Linux attuali supportano totalmente il comando TRIM per difetto.
Via MacBidouille | Foto Yutaka Tsutano