Sviluppo iOS e ricerca scientifica - intervista a Diego Pizzocaro

Diego Pizzocaro è un ragazzo italiano che da più di 5 anni vive a Cardiff in Regno Unito. Lì sta ultimando il suo dottorato di ricerca in Informatica al quale è brillantemente riuscito a coniugare lo sviluppo di applicazioni iOS. La sua esperienza e la sua storia mi hanno subito colpito ed ho pensato di intervistarlo per voi lettori di melablog. Godetevela!
Sviluppo iOS e ricerca scientifica - intervista a Diego Pizzocaro
Diego Pizzocaro è un ragazzo italiano che da più di 5 anni vive a Cardiff in Regno Unito. Lì sta ultimando il suo dottorato di ricerca in Informatica al quale è brillantemente riuscito a coniugare lo sviluppo di applicazioni iOS. La sua esperienza e la sua storia mi hanno subito colpito ed ho pensato di intervistarlo per voi lettori di melablog. Godetevela!


Diego Pizzocaro è un ragazzo italiano che da più di 4 anni vive a Cardiff in Regno Unito. Lì sta ultimando il suo dottorato di ricerca in Informatica al quale è brillantemente riuscito a coniugare lo sviluppo di applicazioni iOS. La sua esperienza e la sua storia mi hanno subito colpito ed ho pensato di intervistarlo per voi lettori di melablog. Non mi dilungo ulteriormente e lascio spazio all’intervista. Godetevela!

Ciao Diego, spiegaci chi sei e cosa fa la tua applicazione.

Ciao a tutti, prima di tutto grazie mille per questa intervista e per l’interesse al nostro lavoro. è ormai dal 2005 che vi seguo ed è un onore essere vostro “ospite”! Mi chiamo Diego Pizzocaro e sono un dottorando in Computer Science alla Cardiff University nel Regno Unito. La mia ricerca si focalizza su sistemi intelligenti distribuiti in grado di dare supporto ad operazioni umanitarie e militari, come disastri naturali e attacchi terroristici. Il nostro progetto è finanziato dal dipartimento di difesa americano e dal ministero della difesa del Regno Unito.

La nostra app si chiama iSAM e ha il potenziale di aiutare i soccorritori e le forze di sicurezza sul campo a ricevere informazioni vitali al momento più opportuno, come nei casi dello tsunami in Giappone o l’attacco terroristico in Norvegia. Il prototipo per iOS che ho sviluppato permette ad un utente di loggarsi e richiedere informazioni riguardo a cio’ che sta succedendo nelle loro vicinanze. Tali informazioni possono provenire direttamente da una rete di sensori (sensor network) come microfoni, videocamere o dagli stessi testimoni sul posto. Il nostro sistema è in grado di bilanciare le diverse richieste di informazioni in tali circostanze spesso caotiche e altamente dinamiche, e dare priorità agli utenti che si trovano nelle situazioni più critiche.

Per esempio, un utente potrebbe richiedere attraverso iSAM di localizzare le persone ferite in una certa area o di sapere se ci siano elementi nocivi per la salute come radiazioni nelle vicinanze. In sostanza la nostra app potrebbe permettere di salvare vite umane dato che mette le informazioni più rilevanti nelle mani dei soccorritori al momento opportuno.

Parlaci del lavoro di ricerca che hai condotto in qualità di studente di PhD a Cardiff e che è alla base della tua applicazione.

Come probabilmente avete intuito a questo punto, il prototipo di iOS app che ho sviluppato è solamente la punta dell’iceberg. Tale sistema per funzionare ha bisogno di una alta integrazione con la rete di sensori e con gli altri dispositivi mobili dei soccorritori sul campo. Per questo durante il mio dottorato, oltre ad iSAM, ho sviluppato una architettura di sistema distribuita su sensori e smartphone per ottimizzare il supporto a tali missioni di soccorso.

In particolare, ho sviluppato una piccola intelligenza artificiale (in gergo un “reasoner”) che è parte integrante della nostra app. Essa è in grado di comprendere le richieste di informazioni ad alto livello formulate dagli utenti e tradurle in richieste a basso livello da inoltrare alla rete di sensori, rendendo trasparente all’utente la complessità del recupero di tali informazioni. La seconda componente che ho sviluppato è un protocollo, una sorta di intelligenza distribuita, che permette ai sensori di organizzarsi autonomamente e consegnare le informazioni agli utenti, in base alle richieste ricevute dagli smartphone.
Per più informazioni potete dare un’occhiata al seguente indirizzo.

Come è nata la passione per lo sviluppo mobile? Direttamente su iOS?

Sono un appassionato Apple dal 2001, e quando Steve Jobs ha presentato il primo iPhone nel 2007 ho seguito il keynote proprio su melablog! In quel periodo stavo studiando e lavorando in Scozia, ed ormai era un bel po’ che utilizzavo prodotti Apple e che dicevo ai miei amici e colleghi che se Apple avesse rilasciato un cellulare con funzionalità iPod e almeno una fotocamera, lo avrei comprato subito. Ero infatti entusiasta della user experience che Apple forniva sia su Mac OS X Tiger (!) che nei primi iPod nano.

La passione per lo sviluppo mobile è nata grazie al mio primo iPhone 1st Gen, che ho comprato qualche tempo dopo il keynote. Dopo un po’ di mesi di utilizzo, ho realizzato che avremmo potuto usare un iPhone per dimostrare come la nostra ricerca poteva essere messa all’opera sul campo. Durante un meeting con il mio supervisor qui a Cardiff ho lanciato l’idea e lui, pure un Apple die-hard fan, mi ha detto “OK, let’s buy an iPod Touch for the project and let’s do it!”. Non ci credevo. Dopo qualche settimana spesa ad imparare iPhone programming, sviluppai un prototipo iniziale e i nostri sponsors ne rimasero entusiasti! Ora sono praticamente al termine del mio dottorato e sto già lavorando ad altre due iOS apps. Guardando al passato, posso dire che il momento in cui ho comprato il mio primo iPhone ha dato una spinta inimmaginabile alla mia vita professionale futura. Direi che il segreto in questo caso è “do what you love” e poi le cose verranno da sè!

Sia l’anno scorso che quest’anno hai vinto l’Apple WWDC student scholarship award, ci racconti come è andata?

Le borse di studio di Apple sono abbastanza competitive, ma senz’altro non impossibili da ottenere. Il team di Apple che assegna le borse tiene molto in considerazione la passione per gli studi e ancora di più per i progetti paralleli (quelli a cui si lavora la notte invece di dormire…). La conferenza è una occasione fantastica per incontrare e parlare con persone che non avrei mai pensato fossero umanamente raggiungibili. Per esempio ho incontrato e bevuto un po’ di birre con Evan Doll (founder di Flipboard), Alan Cannistraro (Apple engineer famoso per Remote app e per aver insegnato la prima Stanford iPhone programming class), e infine Scott Forstall, che all’inizio non avevo riconosciuto facendo di conseguenza una figuraccia… 🙂

Apparentemente Apple apprezza molto le persone piene di voglia di fare e di passione per i loro prodotti. Sono sicuro che i lettori di questo blog lo sono altrettanto e se ne hanno l’occasione (e sono studenti) dovrebbero provare a competere per la Apple WWDC student scholarship. Andare alla conferenza è una esperienza che merita sicuramente, considerando anche le ottime presentazioni e laboratori tenuti dagli stessi Apple engineers che sviluppano le tecnologie presentate durante la conferenza!

Quanti prodotti Apple possiedi e quali?

Parecchi…anche se molti li procura l’università di Cardiff per permetterci di condurre esperimenti e di sviluppare prototipi. Ovviamente essendo un Apple fan è come se qualcuno mi comprasse nuovi giocattoli… 🙂 Quindi direi ancora una volta: “do what you love” e poi il lavoro sembrerà meno oneroso di sicuro!

Di seguito la lista di prodotti che include solo quelli che possiedo attualmente e non quelli che ho passato in eredità… Eccola: Macbook pro (early 2008), iPhone 4G, iPod Touch (2nd Gen), iPad (1st Gen), iPod Shuffle (3rd Gen), Airport Express, Airport Extreme, Powerbook G4 (11 inches), Magic Mouse, Magic trackpad.
Diciamo che mi posso classificare come un Apple geek…

Pensi che Apple possa conciliarsi con progetti di ricerca universitaria? Ne conosci qualcuno?

Certo, anche se la compatibilità di Apple con la ricerca dipende da quello che si vuole fare. Come ben sapete iOS è molto più chiuso per varie ragioni rispetto all’alternativa Android. Allo stesso tempo pero’ secondo me offre tool più professionali, ciò forse è dovuto al fatto che hanno qualche anno di vantaggio sui competitor essendo stati i primi. La documentazione delle API è veramente ottima e ben organizzata, amici e colleghi mi riferiscono che non è così per Android per ora. Nel nostro caso sarebbe stato più difficile utilizzare Android, proprio perché qualche anno fa non era ancora stabile e diffuso come lo è oggi.

Molti ricercatori negli ultimi due anni hanno iniziato ad utilizzare Android per i loro progetti proprio perché più open di iOS, ma in realtà quest’anno sto notando una inversione di marcia. Qui a Cardiff University, per esempio c’è un boom di progetti per iPad app, ciò è dovuto al fatto che per ora è il tablet dominante e sta ancora avendo una crescita esponenziale. Progetti di ricerca correlati ad iOS apps ce ne sono molti. Un esempio interessante su iPad è QRator, app per esplorare un museo a Londra che permette di commentare e interagire con i reperti in mostra; un altro esempio che forse conoscete già è Katango, e infine una app un po’ meno attraente per funzionalità e grafica è SpaceLab for iOS che però ha avuto il prestigio di essere utilizzata durante l’ultimo volo dello space shuttle Atlantis.

Dimmi i nomi di 5 app per iOS alle quali non puoi proprio rinunciare.

Come in molti casi le “app” rappresentano una finestra a servizi online, quindi molte delle mie app preferite si correlano altamente al servizio che ci sta dietro. Eccole.

  • Tweetbot: fantastico Twitter client per utenti che vogliono qualcosa in più rispetto a quello sviluppato da Twitter. All’ultima Apple WWDC conference praticamente il 90% degli sviluppatori la utilizzava.
  • Summify: indispensabile servizio che ritorna periodicamente un sommario delle notizie più rilevanti provenienti dai vari social networks di cui faccio parte e dal mio Google reader account. I loro algoritmi per capire a quali news potrei essere interessato sono veramente buoni. Praticamente è la mia cura per evitare di dover controllare costantemente il mio Twitter feed.
  • Instapaper: probabilmente il 90% delle news le salvo con instapaper e poi le leggo la sera o nel weekend. Questa è la mia app favorita, semplicissima e allo stesso tempo indispensabile.
  • Flipboard: il più accattivante social magazine per iPad. Da provare! Lo uso praticamente come Twitter client sul mio iPad.
  • Tripit: viaggio molto e un servizio che mi organizza tutte le prenotazioni di biglietti aerei, treni, e hotel è indispensabile. L’unica cosa che bisogna fare è forwardare la mail di conferma e poi lanciare la app e tutto è organizzato magicamente.

Grazie mille per l’intervista e tanti in-bocca-al-lupo per il tuo Ph.D. in Regno Unito.

Crepi il lupo! Grazie a voi, e scusate se mi sono dilungato un po’ troppo nelle risposte!
Ormai non vedo l’ora di finire il dottorato e dedicarmi ancora di più a ciò a cui sono appassionato, il mondo mobile e in particolare iOS.

Dimenticavo! Complimenti soprattutto per essere uno dei pochi ricercatori che utilizza Numbers per i grafici dei suoi paper scientifici! 😉

Grazie! 🙂 Li trovo sicuramente più accattivanti di quelli in Excel, anche se Numbers ha molte lacune e soprattutto non è utilizzabile quando si hanno enormi quantità di dati da elaborare (come Excel). Quindi per la maggior parte dei nostri esperimenti bisogna utilizzare tool tipo Mathematica o Matlab.

Grazie ancora per l’interesse alla nostra ricerca e per l’intervista! Complimenti per il vostro blog e un saluto ai vostri lettori.

Importante

Sei uno sviluppatore? Vuoi sottoporci la tua applicazione o condividere la tua esperienza con i lettori di melablog? Scrivici!

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