Stando ad un’inchiesta condotta da Sybase, su 2.443 adulti intervistati più della metà ha dichiarato di desiderare un oggetto come iPad sul posto di lavoro o per lavorare in mobilità. Altro che dispositivo domestico.
Sebbene Apple abbia apertamente dichiarato di non aver tenuto conto di esigenze o utenti specifici durante la progettazione del suo tablet, quando tuttavia lo descrive, il marketing si concentra fortemente su ambienti familiari e domestici, lasciando intuire che almeno per il momento il destino di iPad è vincolato all’intrattenimento personale. Eppure, tra tutti gli intervistati da Sybase, soltanto il 35% lo userebbe per giocarci; il 48,2% afferma che gli piacerebbe guardarci film e telefilm, mentre ben il 52% sogna di lavorare con un gingillo simile, magari durante gli spostamenti. Il 20% lo considera lo strumento ideale per le presentazioni ed i keynote, mentre il 12,2% non gli attribuisce alcuna utilità.
Il tablet di Cupertino è percepito quindi come un factotum digitale, in grado di contribuire enormemente all’efficienza oltre che al divertimento. Parliamo di casual computing, in giro, a casa o in ufficio. E d’altro canto, perché Apple avrebbe creato iWork per iPad se non credesse fortemente a questo segmento di mercato? Non per niente, molte società di applicativi di produttività e sviluppatori indipendenti sono già da tempo all’opera sul porting dei propri software su iPad, anche se non sembrano rappresentare la maggioranza. Secondo Flurry, infatti, tra tutte le applicazioni iPad attualmente in stato di beta testing, il 44% è rappresentato da videogiochi, e soltanto il 2% da applicazioni di produttività.
La cosa, però, non rappresenta necessariamente una contraddizione. Come giustamente sottolinea ArsTechnica, una recente inchiesta Crowd Science suggerisce che il 75% degli utenti BlackBerry ed il 67% di quelli iPhone utilizzano il medesimo dispositivo sia per il business che in contesti personali. Come dire, se è fatto bene perché limitarlo solo ad un mondo o all’altro. Il responso, comunque non tarderà ad arrivare, e sta nelle carte di credito di chi lo acquisterà, e perché.