Alcuni di voi sicuramente ricorderanno il vespaio di polemiche sollevato dalle funzioni di geolocalizzazione dei dispositivi iOS, capaci di conservare a tempo indeterminato tutti i luoghi visitati dall’utente e senza apparente motivazione logica. In realtà, l’ha spiegato Apple stessa dopo che i governi di mezza Europa hanno iniziato ad interessarsi alla faccenda: “L’iPhone non fa il log della tua posizione. Piuttosto, mantiene un database delle celle radio o degli hotspot Wi-Fi attorno alla tua posizione corrente, alcuni di questi possono essere situati a centinaia di miglia dall’iPhone, per permettere al dispositivo di calcolare efficientemente la sua posizione attuale, quando richiesto. Calcolare la posizione dell’iPhone usando le celle o gli hotspot è molto più rapido che usare i satelliti GPS e funziona anche quando il GPS non è disponibile (come all’interno degli edifici).”
Sarà. Intanto, però, a qualche utente con l’avvocato facile è partita la denuncia per violazione della privacy, che il giudice Lucy Koh ha già prontamente archiviato. La notizia l’ha riportata Reuters:
I querelanti devono essere in grado di fornire le prove di aver visto una o più delle presunte rappresentazioni fuorvianti di Apple; e devono dimostrare di essersi effettivamente fidati di tali rappresentazioni fuorvianti e di averne tratto un danno di qualche tipo.
Detto in altre parole, non è stato provato che Apple “violava la propria policy sulla privacy” né che “Apple induceva i clienti a spendere più denaro sui loro dispositivi di quanto ne avrebbero speso se avesse saputo che tipo di dati venivano raccolti.”
Questo caso è solo uno dei 19 a livello federale attualmente aperti e riguardanti location data e privacy. Non è detto, in ogni caso, che agli altri vada necessariamente così male. Il tempo dirà.