Con l’intento di dare una mano a ambiente e utenti, l’Unione Europea torna a martellare sulla faccenda del connettore universale per tablet, smartphone e dispositivi elettronici. Una ragionevole proposta di cui si parla da anni e che consentirebbe di semplificare la vita agli utenti e al contempo ridurre gli scarti elettronici. Si parla di quasi 250 milioni di Euro ogni anno di risparmi per i consumatori, e di benefici immediati per l’ambiente, anche se Apple è storicamente contraria.
Le Richieste UE
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Da anni, più di uno Stato membro chiede formalmente l’introduzione di “misure vincolanti” che assicurino la possibilità di utilizzare lo stesso caricabatterie con la totalità dei dispositivi elettronici portatili in circolazione; ciò si sarebbe reso necessario dopo l’evidente fallimento delle raccomandazioni fatte ai produttori in tutti questi anni.
Le ipotesi sul piatto prevedono di separare la vendita del caricabatterie dal telefono, definire un unico standard (a questo punto USB-C), e infine di renderlo ubiquo. E con tutti gli sforzi che fanno a Cupertino per difendere l’ambiente, uno se li immagini tra i primi firmatari del progetto, e invece nisba. A dire di Apple, che ha già eliminato il caricabatterie dalla confezione di iPhone, il connettore unico “congela l’innovazione”, crea “inutili fastidi agli utenti” e addirittura sarebbe “dannoso per l’ambiente.”
La Reazione di Apple
“Più di un miliardo di dispositivi Apple utilizzano il connettore Lightning” argomentava Apple nel 2019. “In aggiunta ad un intero ecosistema di accessori e produttori che utilizzano Lightning per servire la nostra base utenti.” E che pagano profumate royalties per ogni accessorio certificato Made for iPhone prodotto, aggiungiamo noi.
“Desiriamo assicurarci che qualunque nuova normativa non porti all’introduzione di cavi superflui o adattatori esterni, o che rendano obsoleti dispositivi e accessori utilizzati da milioni di euoropei e centinaia di milioni di clienti Apple nel mondo.” Il rischio, infatti, per assurdo è di assistere ad un “aumento inaudito degli scarti elettronici e della scomodità per gli utenti.”
Parole sante. Quasi non sembra la stessa società che dal ’95 ad oggi ci ha fatto sorbire FireWire 400, FireWire 800, Thunderbolt e infine USB-C e che vende dongle per tutti i gusti e le esigenze. O la società che dall’oggi al domani ha eliminato il jack cuffie, usato da milioni e milioni di utenti in tutto il mondo. E come dimenticare il passaggio dal connettore a 30 pin alla Lightning su iPhone e iPad, e alle tonnellate di Dock, cavi e adattatori che ancora allignano nei cassetti della Redazione? Certo, la speranza è che in futuro avremo sempre e solo USB-C con cui collegare tutto, e allora -a maggior ragione- che senso ha Lightning su iPhone ma non su iPad?
“A partire dal 2009,” chiosano da Cupertino, “Apple ha guidato l’industria per lavorare assieme alla promozione di una soluzione unica di ricarica. E con l’ascesa dell’USB-C, ci siamo impegnati assieme ad altre sei società per adottare questo standard su tutti i nuovi modelli di smartphone attraverso un connettore o cablaggio. Riteniamo che questo sforzo collettivo dei leader di mercato porterà a risultati migliori per l’innovazione, per i consumatori e per l’ambiente.”
E noi vogliamo crederle. Se davvero Apple adotterà USB-C anche su iPhone come si vocifera da tempo, e tutti i produttori seguiranno a ruota, avremo raggiunto l’obiettivo e potremo dire che una legge ad hoc non servirà. Ma è ora che il problema venga preso seriamente di petto. È il pianeta che ce lo impone.
La Direttiva 2021
La nuova proposta della Commissione Europea costringerebbe tutti i produttori che vendono in Europa ad adottare una “porta comune” per i propri dispositivi elettronici; la direttiva costringerebbe di fatto Apple ad abbandonare Lightning in favore di USB-C su iPhone, iPad e AirPods.
Il commento di Apple all’iniziativa, ripreso da Reuters, è lapidario:
“Restiamo preoccupato che una regolamentazione rigida che imponga un solo tipo di connettore soffochi l’innovazione piuttosto che incoraggiarla, il che a sua volta farà dei danni ai consumatori europei e di tutto il mondo.”
La direttiva deve ricevere ora il nulla osta del Parlamento UE e dei governi nazionali che possono anche emendare il testo se lo desiderano; se l’iter non subirà intoppi, la proposta potrebbe diventare legge nel il 2022.