Un nuovo banner online della campagna Get a Mac di Apple è apparso nei giorni scorsi sulle pagine di importanti siti come il New York Times o Wired. In questo nuovo episodio, telecamere di sicurezza poste all’entrata di alcuni Apple store mostrano direttamente alcuni switcher ovvero persone che, invece di eseguire l’upgrade a Windows 7, decidono di passare al mondo Mac. Il Pc-guy non ci sta però e tenta di arginare le perdite in prima persona.
Il mancato upgrade a Windows 7 e la definizione “number one in customer satisfaction” sono le basi sui cui poggiano gli ultimi capitoli della campagna mediatica di Apple.
Nei giorni scorsi si è detto anche che Apple abbia comprato link sponsorizzati su Google per le query relative al download di Windows 7, attraverso i quali suggerisce di passare a Mac invece di effettuare l’aggiornamento al nuovo sistema operativo di Redmond.
L’attacco diretto al competitor, più o meno velato dall’ironia dei protagonisti, è da sempre l’arma vincente di Apple. Ma dopo 3 anni dalla nascita della campagna pubblicitaria “Get a Mac”, il paradigma della strategia comunicativa di Cupertino dovrebbe forse essere rivisto e modificato, poiché il messaggio veicolato non è più “fresco”: alcuni utenti, anche i più legati all’azienda, si stanno stancando e hanno cominciato a provare compassione, quasi simpatia, per il Pc-guy.
Rinnovare il format pubblicitario sarebbe di aiuto, non tanto a chi già possiede macchine Mac e sa cosa comprare (anche se male non farà), ma ai possibili nuovi clienti: Apple mostra dal 2006 lo stesso format pubblicitario, elemento in forte contrapposizione al ruolo di azienda produttrice di dispositivi rivoluzionari e tecnologicamente avanzati che lei si ascrive.