In risposta al cosiddetto GDPR, il nuovo regolamento generale sulla protezione dei dati dell’Unione Europea, le società che operano dell’IT si sono adeguate imponendo nuovi paletti, e uno su tutti sta facendo discutere in queste ore. L’età minima per poter usare WhatsApp sarà di 13 anni, 16 con l’autorizzazione dei genitori. Basta leggere i nuovi Termini di Servizio:
Se vivi in un paese della Regione Europea devi avere almeno 16 anni per utilizzare i nostri servizi, oppure la maggiore età richiesta dal tuo paese per registrarti o usare i nostri servizi. Se vivi in un paese di un qualsiasi altro paese, eccetto quelli della Regione Europea, devi invece avere almeno 13 anni o la maggiore età richiesta dal tuo paese per usare i nostri servizi.
Dunque, chi ha meno di 13 anni non potrebbe accedere alla piattaforma; chi ha tra i 13 e i 16 potrebbe farlo previa autorizzazione del tutore legale. Ma in realtà, non esiste un modo per poter verificare effettivamente che le informazioni immesse al momento della registrazione siano veritiere; un indirizzo mail o una pagina social, dopotutto, potrebbero appartenere a chiunque, e la SIM del telefono è già comunque intestata ad un maggiorenne che paga le ricariche.
La realtà è che già oggi, secondo i dati di Telefono Azzurro/Doxa nel 2017 oltre il 70% degli under 13 utilizza quotidianamente WhatsApp per le proprie comunicazioni, e oltre il 44% mente sull’età per potersi iscrivere a Facebook. Dunque parliamo di una normativa di difficile attuazione, che va contro abitudini consolidate e che è impossibile verificare: praticamente una (ammirevole) lettera d’intenti ma dagli scarsi effetti pratici.
Alla fin fine, l’unico vero argine alla violazione della privacy dei minori è costituito dai genitori, da un buon rapporto tra le due parti, e soprattutto da una generosa dose di controlli parentali.