Ecco il primo spot della nuova campagna pubblicitaria relativa a Windows 7, trasmesso il 10 settembre negli Stati Uniti. La protagonista è una piccola ragazzina di nome Kyle che gioca con il portatile del papà su cui è installato il nuovo OS made in Redmond: “My name is Kyle and I found all these happy words on my dad’s computer” dice Kyle e decide di creare una breve presentazione con queste parole che le piacciono tanto.
Queste ultime (guarda un po’) sono estratti di diverse recensioni che Windows 7 ha ottenuto da Gizmodo, Maximum PC, ZDNet e CNET, accostate a sfondi colorati e animali (maiale, unicorno, gattino e coniglio).
Questo spot fa parte della campagna “Good News” per promuovere il nuovo sistema operativo di Microsoft, il quale verrà commercializzato il 22 Ottobre prossimo. Kyle non è un volto nuovo per Microsoft dato che fece la sua prima comparsa in uno spot della campagna “The Rookies” dove sono accostati ragazzini e persone più “attempate” nell’utilizzo di Windows per mostrarne la facilità d’uso. L’agenzia pubblicitaria è Cripsin Porter + Bogusky, di Miami.
A confrontarlo con uno qualsiasi degli spot di Apple, si nota ancora un grosso divario comunicativo tra le 2 aziende. Anche se a Redmond hanno fatto notevoli passi in avanti nell’ambito della qualità dei loro spot, la differenza con Cupertino è ancora tanta. Accostando questo spot ad uno della campagna “Get a Mac” di Apple, si nota un’enorme “ritardo” nel format e nel messaggio che Microsoft vorrebbe veicolare: “I’m a Pc and I’m a Mac” sono parole che hanno creato un nuovo modo di fare pubblicità nel mondo dei computer, rendendolo non solo riconoscibile a tutti, bensì diffondendolo quasi come motto distintivo per i mac-user sparsi in giro per il mondo.
Una ragazzina che dice “I’m a Pc and more happy is coming”, nient’altro che una brutta “copia” del binomio “I’m a Mac and I’m a PC”, è già in partenza sconfitta poiché si ritrova a “combattere” contro una campagna pubblicitaria vecchia di anni e ormai parte della cultura di massa. Se poi le si fa pronunciare una frase che, non solo riprende il binomio Mac/Pc reso celebre da Apple (leggasi il competitor n°1), ma che sostanzialmente non vuol dire nulla poiché non allude a nessun prodotto/servizio di Microsoft, il divario con gli spot di Justin Long aumenta a dismisura.
Come si è detto altre volte, se la concorrenza crea questo, Apple può dormire ancora sonni tranquilli. Questo però non significa che “Get a Mac” debba rimanere l’unica campagna su cui Cupertino voglia puntare, visto che gli effetti positivi di questi ultimi in termini di diffusione del marchio sono sempre più deboli.